Dopo due anni di attesa, dovuti a lavori di restauro, il prezioso Retablo con Scene della Passione è tornato nella Parrocchia di Santa Margherita di Testana. È stato l'arcivescovo di Genova, Monsignor Angelo Bagnasco, a scoprire durante la messa di domenica scorsa il telo che celava la preziosa opera d'arte. Alla cerimonia hanno preso parte la Soprintendente per il Patrimonio Storico, Artistico e Etnoantropologico della Liguria, Giuliana Algeri, e l'assessore provinciale alla Cultura Maria Cristina Castellani.
Al termine della messa Alessandra Cabella, direttrice dei lavori di restaurazione, e il restauratore Antonio Silvestri hanno illustrato l'intervento di restauro a cui il Retablo è stato sottoposto nel 2004, anno in cui la Soprintendenza si accorse che l'opera, esposta in quel periodo nella chiesa di S.Agostino a Genova, necessitava di una seconda ristrutturazione, successiva a quella già avvenuta alla fine degli anni ottanta. «Il primo restauro è stato importante dal punto di vista estetico - ha spiegato Alessandra Cabella -. Il secondo invece dal punto di vista strutturale». E Silvestri ha aggiunto: «La tenuta strutturale dell'opera era appesa ad un filo, ma la sua bellezza e l'attaccamento della gente verso quest'ultima mi ha convinto ad occuparmi del restauro». Il Retablo è una pala intarsiata su legno di noce di scuola fiamminga del Cinquecento, di 2,24 metri di altezza per 2 di larghezza, raffigurante la crocifissione, la deposizione, la sepoltura e la resurrezione di Gesù Cristo. A tutto ciò si aggiunge uno sfondo in cui è rappresentata una veduta della città di Gerusalemme.
Si presume che la pala possa essere in realtà la parte centrale di una composizione più ampia, e negli ultimi 40 anni anche la sua paternità è stata motivo di discussione: studi della fine degli anni 70 attribuiscono l'opera allo scultore Jan Borman di Bruxelles, mentre studi più recenti confermano l'appartenenza della scuola di Bruxelles, confutando, però, il riferimento a Borman. Probabilmente il Retablo giunse a Testana nella seconda metà del 1700, periodo in cui viene citato nell'archivio parrocchiale.
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