S ono una neopensionata che ha lasciato la scuola media il primo settembre 2008 dopo aver insegnato matematica e scienze per 40 anni. Vorrei invitare il ministro Gelmini ad attuare unopera di trasformazione della scuola italiana, senza lasciarsi scoraggiare dalle proteste degli insegnanti. Il 13 settembre scorso, passando davanti alledificio in cui ho lavorato, ho visto appesa al portone una corona funeraria con la scritta «La scuola sta morendo» e la causa del decesso sarebbe la riforma proposta dal ministro.
Sono rimasta allibita: ma i miei ex colleghi in quale mondo vivono? Non si sono accorti che la scuola italiana è morta già da un bel pezzo? Io ho assistito, addolorata e impotente, alla sua totale distruzione, alla quale tutti hanno contribuito: i ministri, con riforme sempre peggiorative dello stato precedente, che non miravano al bene degli alunni, ma a quello del personale, che aumentava sempre; i presidi, preoccupati di evitare qualsiasi problema con le famiglie e attenti solo alle percentuali di promossi e respinti; i sindacati, interessati solo a moltiplicare i posti di lavoro; gli insegnanti, talvolta poco preparati, ma sempre disposti a promuovere in base ad assurde motivazioni psicologiche e sociologiche; i genitori, sempre più aggressivi e pronti a giustificare i figli anche quando indifendibili. Negli anni ho visto un fiorire di progetti più o meno costosi, dalla validità quasi mai verificata, che hanno sottratto ore alle materie curriculari; ho sentito dire che a scuola si deve star bene e ci si deve soprattutto divertire e sono stata guardata con commiserazione quando ho detto che a scuola si deve studiare; ho sentito dire che gli alunni hanno il diritto di sbagliare, laddove pensavo che avessero il dovere di impegnarsi; sono stata invitata a non interrompere gli esaminandi durante lesposizione orale, neppure se avessero detto enormi sciocchezze, perché avrebbero potuto perdere il filo del discorso; sono stata rimproverata perché assegnavo i compiti a casa e interrogavo su tutti gli argomenti trattati durante lanno; ho visto colleghi valutare «sufficienti» compiti il cui punteggio era 21/48, ovvero 44/100; ho visto regalare il diploma di terza media ad alunni che sfioravano lanalfabetismo; ho visto entrare nella scuola di tutto e di più (un docente di sostegno di matematica mi confessò di non saper eseguire le divisioni a due cifre). La scuola è ormai diventata una specie di centro sociale, in cui i ragazzi svolgono varie attività, fra le quali può rientrare, ma non è sempre detto, lo studio.
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