TheMicam, in vetrina a Milano l'eccellenza della scarpa italiana

TheMicam, in vetrina a Milano l'eccellenza della scarpa italiana

Sale la curiosità di conoscere in anteprima le tendenze dell'oggetto del desiderio femminile, e non solo, della prossima primavera/estate. Un privilegio che theMICAM offre a tutti, ogni anno. L'appuntamento è in Fiera Milano-Rho da oggi al 18 settembre con scarpe originali, sandali, plateau, infradito gioiello e sabot prodotti con pellami tecnici leggeri.
Con uno spettacolo di forme e colori (tutt'altro che estivi mescolando i vari blu al grigio acciaio o al bianco puro), di modelli e materiali, il «Micam» è l'evento fieristico più importante al mondo per il settore, forte della sua internazionalizzazione e di notevoli investimenti, nella speranza fiduciosa di una ripresa sul piano economico, per mantenere elevato il livello del made in Italy calzaturiero.
E in attesa del nuovo format che sarà presentato a settembre 2014 è senza dubbio anche un'occasione per far respirare il settore calzaturiero: «Ci sono espositori italiani, grandi imprenditori, ma anche piccoli artigiani che qui realizzano l'80% del loro fatturato annuale - spiega Cleto Sagripanti, presidente di Assocalzaturifici -; è una vetrina importante ed esclusiva e si continua a investire per ampliare gli orizzonti. Abbiamo, infatti, guadagnato a Milano una metratura più vasta per accogliere i nostri espositori italiani e stranieri, senza poi dimenticare il successo che ha avuto a Shanghai e a Mosca, in attesa dell'apertura di New York. “Business ad alto contenuto moda”: questa è la sintesi di theMICAM». Nonostante i segnali incoraggianti di ripresa, che arrivano in particolare da Francia e Germania, il presidente di Assocalzaturifici afferma che «io di segnali positivi ancora non ne ho sentiti e, occupandomi anche di altri settori, posso garantire che ancora nulla si muove». Le cifre parlano chiaro: l'internazionalizzazione è per le imprese calzaturiere, che esportano già l'83% della produzione, non più una strategia, ma una necessità. L'export italiano di calzature nei primi cinque mesi del 2013 è aumentato in valore (+4,9%, un incremento contenuto ma, comunque, un nuovo record) e in volume (+1,4%); una vera boccata d'ossigeno per le aziende italiane.
Il prezzo medio (+3,5%), presenta ritmi di crescita più modesti rispetto al 2012, segno che i listini solo parzialmente si sono adeguati all'incremento del prezzo delle materie prime. In totale, sono stati esportati, tra gennaio e maggio, 98,2 milioni di paia (1,3 milioni in più rispetto al 2012) per un valore di circa 3,3 miliardi di euro; mentre tutte le aree hanno mostrato incrementi significativi, l'Ue è rimasta pressoché stabile in valore (-0,3%) e con un decremento in volume (-1,2%). Sui mercati extra-Ue la situazione appare, invece, esattamente opposta (+11,2% in valore e +7,3% in quantità) e dimostra quanto le nostre calzature siano ancora competitive.
La vera frontiera per la crescita dell'export, però, si è rivelata ancora essere il Far East (+15,5%).
«Non possiamo uscire dalla crisi solo se si lavora con i Paesi esteri: il settore della calzature è sostenuto dalle esportazioni e ancora subisce il contraccolpo negativo dei consumi interni. Se il governo non si decide a studiare una formula per risollevare il mercato italiano, continueremo a essere poco competitivi. Non rispetto alla Cina, bensì all'interno dell'Europa», puntualizza Sagripanti. «In Francia, il made in France conserva intatta la sua dignità, così come il made in Germany: la forza del made in Italy, invece, si sta svilendo perché il suo succo, la sua vera essenza, che risiede nel lavoro dell'artigianato, sta venendo meno. Il costo del lavoro non è equo e così non si possono condannare gli imprenditori se decidono di dislocare. I nostri politici sono distratti da questioni personali e i sindacati dovrebbero sforzarsi di fare l'interesse dei lavoratori».


Se ne riparlerà oggi al dibattito d'apertura, con il viceministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, il vicepresidente del Senato, Valeria Fedeli, e di Lisa Ferrarini, presidente del Comitato tecnico per la tutela del made in Italy.

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