5 a Tiger Woods. Dimenticato. Dopo il crac delle banche, dopo il crac della Borsa, al Valhalla nessuno si è ricordato del crac del ginocchio dellamericano. Anzi. Della serie: la solitudine dei... numeri uno!
2 a Sergio Garcia. Matato. Pimpante e pimpato, in Ryder Cup doveva recitare la parte del matador. Ha finito invece a fare la fine del toro. Infilzato in ogni dove. Soprattutto nel morale e nell'orgoglio.
8 a Anthony Kim. Promettente. Ecco un giocatore «antigravità»: al Valhalla ha fatto volare alti i suoi drive, ma soprattutto il morale del team. L'unica cosa che gli vola basso è... il cavallo dei pantaloni, ma crescerà. Eccome.
8 a Hunter Mahan. La rivelazione. Elegante, glaciale e preciso, da solo o in coppia con il texano Leonard, in Ryder Cup il biondo statunitense è stato un osso durissimo per chiunque l'abbia affrontato. Verrebbe da dire... Mahan... naggia!
7 a Kenny Perry. Implacabile. Piacerebbe al ministro Gelmini questo campione. Perché al Valhalla, più che un giocatore di Ryder, sembrava un maestro in gita scolastica.
6- a Chad Campbell. Sciapo. Non è certamente un fenomeno né un leader, l'americano. Piuttosto è solo un medio giocatore. Naturalmente insipido come le zuppe omonime.
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