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Torino-Bologna: la B è piccola per noi

Un grande passato alle spalle e due nuovi presidenti, Cairo e Cazzola, lanciatissimi all’inseguimento del ritorno immediato in A

Alessandro Parini

Urbano Cairo e Alfredo Cazzola oggi andranno allo stadio insieme. Il primo da presidente del Toro, il secondo del Bologna: due facce nuove del calcio italiano. Due imprenditori che hanno deciso di investire nel pallone. Cairo è arrivato nella casa granata a fine agosto, al termine di un’infinita telenovela: gli sta andando tutto bene, ha messo insieme una squadra con fantasia e scaltrezza, è secondo in classifica e deve recuperare ancora una partita. Cazzola è invece appena arrivato e deve già inseguire, con un gruppo reduce da due sconfitte consecutive e Ulivieri vicino all’esonero.
Intanto Torino e Bologna - come prima di loro Sampdoria (Garrone), Fiorentina (Della Valle), Palermo (Zamparini) e Napoli (De Laurentiis) - sognano di poter tornare ai fasti di una volta. Magari a lottare anche per lo scudetto, perché no: finora, granata e rossoblù ne hanno vinti sette a testa. Prima di pensare a tanto, però, le due piazze si accontenterebbero di tornare a respirare l’aria della massima serie, quella che compete loro per tradizione e passione. Il Toro, come detto, è un passo avanti e la piazza ha ritrovato la voglia di soffrire nonostante il fallimento della gestione Cimminelli e la retrocessione a tavolino: addirittura, gli abbonamenti stanno per superare quota 19.000 ed è una cifra che fa impallidire i 23.000 della Juventus.
Bologna non ha di questi problemi. Semmai, il calcio deve ritagliarsi spazio rispetto al basket. Guarda caso, il mondo sportivo da cui proviene Cazzola che, alla guida della Virtus, ha vinto quattro scudetti, due coppe Italia e una storica Eurolega. La carriera di Cazzola, bolognese della Bolognina, ha avuto la sua svolta nel 1981 grazie all’acquisizione del Motor Show: l’anno scorso ha avuto quasi 1.300.000 visitatori, i quali garantiscono ogni stagione un immenso fiume di liquidità in entrata. Attualmente organizza, tramite la Promotor international, quindici fiere nei maggior centri del Nord Italia. A Torino, guarda la coincidenza, è proprietario del Lingotto, centro fieristico che ospita ventuno manifestazioni l’anno: è un colosso, insomma. Quello che Cairo forse non è ancora, pur difendendosi bene: presidente e fondatore, nel 1995, di un gruppo che porta il suo nome, sta volando oltre i 200 milioni di fatturato e svolge la sua attività nella comunicazione in qualità di concessionario per la vendita di spazi pubblicitari e di editore di periodici.
Hanno in testa l’idea comune per cui le società calcistiche debbano mantenersi da sole, radicarsi e poi attingere al territorio, costruire la squadra in casa e, ogni tanto, pescare un campione vero al di fuori dei confini classici che possa davvero fare la differenza: «In futuro dovremo fare in modo di essere scelti da un Danilovic del pallone», ha detto Cazzola.

Non si è augurato una cosa da nulla: Danilovic, per la cronaca, è stato uno dei più grandi cestisti del basket moderno.

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