Torna Britney e guida ballando la carica delle giovani vecchie

Con il nuovo singolo (da domani su iTunes) inizia la fase 2 delle popstar del Duemila Hanno debuttato a 18 anni e a 30 si devono reinventare daccapo. Oppure spariscono

Torna Britney e guida ballando la carica delle giovani vecchie

E ti pareva, neanche a dir­lo il nuovo singolo di Britney Spears non lo ferma nessuno visto che in ventiquattr’ore è diventato il brano più trasmes­so dalle radio americane, ro­ba da diciotto o venti passaggi al giorno. Un trionfo per la Gio­vanna D’Arco delle giovani vecchie, la portavoce delle trentenni che hanno già fatto di tutto, bene o male non im­porta, ma ora? Per di più da do­mani Hold it against me sarà acquistabile su iTunes (ascol­tatelo già oggi su billboard. com), a febbraio lei probabil­mente passerà dai Grammy Awards (e perché non anche al Festival di Sanremo?) e poi a marzo uscirà il suo disco, il nono, ancora atitolato ossia senza titolo, comunque uno di quelli di cui non si possono prevedere le vendite ma si sa per certo che se ne parlerà fi­no alla noia. Bene, e la novità dov’è? Succede pari pari da dodici anni, quando quando questa monella di Kentwood in Louisiana, piccolina, straor­dinariamente caparbia, natu­ralmente biondificata per esi­genze di marketing, iniziò a cantare Baby one more time con più o meno le stesse rea­zioni di furioso amore o di odio infuriato di oggi. A dire il vero, gli unici a cambiare so­no stati i critici musicali (salvo regolari eccezioni). All’inizio erano un plotone di esecuzio­ne stile Gioacchino Murat («Salvate il viso, sparate al cuo­re »). Adesso molto meno e questo la dice lunga. Rolling Stone Usa , che non gliele hai mandate a dire, stavolta a que­sto brano molto dance (ma con testo primitivo) dà quasi il massimo dei voti e trova ad­dirittura somiglianze con la canzone degli Ac/ Dc Dirty de­eds done dirt cheap (un altro pianeta). Billboard è più sinte­tico: «La canzone è vincente». Accidenti. Detto per inciso, ciò che gli americani chiama­no «purrs and ows», cioè i mu­gugni e i sussurri un po’ mali­ziosi, sono rimasti sempre gli stessi: prima evidentemente facevano schifo, adesso sono stati metabolizzati. D’accordo, brava Britney, chi l’avrebbe detto. Lei guida, pare tornando a vincere, il bat­taglione delle popstar trenten­ni che hanno già fatto tutto ma proprio tutto, successi strepitosi, flop inauditi, figu­racce, figli, divorzi, storia in­somma. Sono quelle che ai fans fanno scrivere sui blog considerazioni come: ma co­me, quasi tutte le popstar con le quali sono cresciuto sono già divorziate ma hanno me­no di trent’anni. Britney ha già dato, con tutti gli annessi e connessi più im­pen­sabili stile guidare con il fi­glio neonato appoggiato al vo­lante o farsi fotografare smu­tandata. Ma, come ha scritto l’acuta Mary Elizabeth Wil­liams su Salon : «Il pubblico la vuole bionda, la vuole malizio­sa e vuole la sua testa sempre con i capelli». Il riferimento, si capisce, è alla orrenda foto di Britney in preda a psicofarma­ci, o peggio, che ordinava al parrucchiere di raderle i capel­li a zero. Per dirla tutta, anche le sue colleghe non si sono fat­te mancare nulla. Christina Aguilera, per esempio, quasi coetanea di età e debutto: mi­lioni di dischi venduti, show al Super Bowl, stella sulla Walk of Fame come Sinatra o gli Eagles, per anni sex symbol conclamato, separata, mam­ma, attualmente transeunte dal pop (ultimo disco un avvi­lente flop) al cinema (arriva il 18 febbraio il suo Burlesque con Cher). E poi la texana Jessi­ca Simpson, Mandy Moore, la più giovane ma di poco Hilary Duff e qualcun’altra che si è già arenata. Il loro sarà pop.2. Oppure nulla. Hanno già fatto tutto ma devono fare altro, possibilmente meglio ma pos­sibilmente altrettanto gla­mour, cioè peggio. Hanno La­dy Gaga alle spalle (ha venti­quattro anni, una bambina al confronto), le neonate Taylor Swift e Miley Cyrus e le sgarzo­line assatanate che escono dai talent show di mezzo mon­do hanno poco più di vent’an­ni ma molta, davvero molta più fame di successo e gloria. In poche parole, per la prima volta nella storia del pop, un’intera generazione di stel­le e stelline rischia la pensio­ne per raggiunti limiti d’età, mica per altro. Incredibile, ve­ro. È il risultato della spavento­sa accelerazione dei bioritmi della musica, roba imposta dalla tecnologia, web su tutti. E se Britney Spears, che non ha neppure trent’anni, sem­bra già vecchia pur essendo giovane qualcosa vorrà pur di­re.

Di sicuro il ricambio sarà spasmodico e ansiogeno. Ma pure sadico e comunque be­nefico visto che zittirà final­mente quelli che prima la mu­sica era sempre meglio. Diffi­cile dirlo, ormai, se il prima è ieri e la musica se la ricordano tutti, nessuno escluso.

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