Torna l’allarme gas Mosca taglia le vendite a Minsk

Torna l’allarme gas Mosca taglia le vendite a Minsk

da Milano

L’Italia non rischia neppure un centimetro cubo di gas, ma la nuova crisi scoppiata tra Russia e Bielorussia sta facendo riemergere vecchie paure nate con l’altra crisi, quella tra Russia e Ucraina, di due inverni fa, che aveva provocato un taglio delle forniture di metano russo all’Europa. Ed ora lo scenario rischia di ripetersi: il gruppo russo Gazprom ha annunciato a Minsk che da domani taglierà del 45% le forniture di metano se la Bielorussia non pagherà il debito di 456 milioni di dollari (oltre 360 milioni di euro) per il gas fornito dalla Russia nella prima metà del 2007. Trattative per una dilazione del pagamento (il termine ultimo scadeva il 23 luglio) non hanno dato nessun risultato: «Loro devono pagare, questo è quanto» ha detto un portavoce di Gazprom all’agenzia Apcom. E nel contempo ha avvertito che non accetterà in alcun modo prelievi illegali di gas, come a suo tempo aveva fatto l’Ucraina: la compagnia bielorussa che gestisce i gasdotti, la Beltransgaz «sarà tenuta a garantire il libero transito del gas russo verso i Paesi terzi» ha affermato Gazprom.
All’Unione europea è scattato l’allarme e un portavoce della Commissione ha espresso la preoccupazione di Bruxelles e si è rivolto «a entrambe le parti per risolvere la questione amichevolmente e senza indugi». A essere interessata al nuovo scontro che avviene a Est è soprattutto la Germania e, più marginalmente, alcuni paesi centro-europei. Ma è il ripetersi di una situazione di pericolo per le forniture che preoccupa l’Unione. Non si può escludere infatti la possibilità di un nuovo inverno di scarsità negli approvvigionamenti.
Quanto all’Italia, al momento è legata a pochi gasdotti che la collegano con Russia e Olanda-Inghilterra a nord, e Algeria e Libia a sud. Il nuovo collegamento attraverso Grecia e Turchia verso i giacimenti del Caspio è tutto da costruire e solo a fine 2008 entrerà in funzione il rigassificatore di Rovigo. Per gli altri impianti di rigassificazione i tempi sono più lunghi e ci sono ancora di mezzo problemi di autorizzazione. Senza contare l’allarme lanciato solo una settimana fa dall’Autorità per l’energia che lamentava le difficoltà frapposte dal ministero per l’Ambiente alla messa in funzione di nuovi stoccaggi per il gas, che funzionerebbero da importante «polmone» in caso di crisi.
Nel pomeriggio di ieri la banca bielorussa Belgazprombank ha annunciato che sta raccogliendo 500 milioni di dollari da girare a Beltransgaz perché possa pagare Gazprom. Tra l’altro, Minsk non ha saldato il suo debito pur avendo ricevuto a giugno 625 milioni di dollari da Gazprom in pagamento per le partecipazioni acquisite in Beltransgaz.
Lo scontro ha fatto anche una prima «vittima»: Dmitry Kazakov, numero uno del Baltransgaz, è stato licenziato una settimana fa per non essere riuscito a convincere i russi a concedere una dilazione nei pagamenti.

E intanto il passivo del saldo commerciale di Minsk verso Mosca cresce in misura esponenziale per l’aumento del prezzo delle risorse energetiche: è passato da 390 milioni di dollari nel 2006 a due miliardi nella prima metà di quest’anno.

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