Sul piatto della bilancia ci sono da una parte 14mila euro «sicuri» di risarcimento per ogni passeggero, e dall’altra i 160mila euro «teorici» che si potrebbero ottenere dalla società americana Carnival se andasse a buon fine la class action che è stata avviata negli Usa. In mezzo ci sono oltre 4mila persone tra clienti e personale d’equipaggio a ognuno dei quali la Costa Crociere dovrà comunque versare un indennizzo. Il primo a esultare è il Consiglio Nazionale dei consumatori e utenti che riunisce moltissime associazioni (Acu, Adiconsum, Adoc, Adusbef, Altroconsumo, Assoconsum, Assoutenti, Casa del Consumatore, Cittadinanzattiva, Ctcu, Federconsumatori, Lega Consumatori, Movimento Consumatori, Movimento Difesa del Cittadino, Unione Nazionale Consumatori) e che giovedì scorso a Roma ha siglato con la Costa Crociere un accordo «lampo» che prevede: un importo forfettario di 11mila euro a persona a titolo di indennizzo a copertura di tutti i danni patrimoniali, psicologici e per vacanza rovinata; il rimborso del prezzo pagato per la crociera comprese le tasse; le spese sostenute durante la crociera e quelle dei vari trasferimenti anche per il ritorno a casa (spese mediche comprese). Inoltre la compagnia si impegna a restituire ai proprietari i gioielli recuperati dalle casseforti delle cabine, qualora un domani sia possibile farlo. Ad ogni passeggero dovrebbero essere riconosciuti quindi 3mila euro in aggiunta agli 11mila. E ad essere rimborsati saranno anche i bambini, sebbene non paghino il biglietto. Fatti due conti, una famiglia di 4 persone, genitori e due figli, potrebbe avere in tempi brevissimi un risarcimento di 56mila euro. «Il movimento dei consumatori italiani esce da questa vicenda con un risultato di grandissimo prestigio, che costituisce un importante precedente per il futuro», dicono i rappresentanti del Comitato Naufraghi della Costa Concordia commentando l’accordo raggiunto per l’indennizzo. «Una cifra irrisoria, un’elemosina» ribatte Carlo Rienzi, presidente del Codacons, che ha avviato la denuncia collettiva negli Stati Uniti e che invita i passeggeri a pensarci bene visto che «sono liberi di scegliere, ma la via della class action è preferibile». «Crediamo - continua il Codacons - che ogni passeggero della Concordia debba essere libero di fare la scelta che ritiene più conveniente considerato che la somma di 11mila euro offerta da Costa Crociere è irrisoria rispetto al rischio di morire e agli effetti permanenti che segneranno la vita dei passeggeri». Inoltre «qualora la class action americana e poi quella italiana non dovessero avere successo, i passeggeri della nave potranno sempre e comunque agire individualmente o collettivamente per ottenere dai giudici una somma non inferiore agli 11mila euro offerti, possibilità valida per i prossimi 10 anni». «Riteniamo quindi intelligente e giusto - sottolinea il Codacons - tentare la strada della class action negli Usa, Paese dove la vita umana, in termini di risarcimento, ha un valore superiore rispetto alla giurisdizione italiana, per poi agire in modo diverso se necessario».
E oltreoceano c’è chi si è già mosso. È un ex membro dell’equipaggio della Concordia, il peruviano Gary Lobaton, che ha avviato proprio ieri la prima denuncia collettiva contro la Carnival. Una denuncia aperta a tutte le vittime del naufragio.
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