La violenza non si ferma nemmeno a Pasqua. Anzi allunga ancora il macabro elenco delle vittime di una criminalità sempre più sfrontata e spietata. Quattro giorni fa un gioielliere, picchiato a sangue dai rapinatori in provincia di Fermo, era riuscito a estrarre la sua arma e a reagire. Bilancio: lui in ospedale e uno dei banditi, in questo caso una insospettabile signora arrivata dalla Campania, colpita mortalmente al cuore.
Ieri sera, una scena tanto simile quanto ancor più tragica, si è ripetuta in Calabria. Siamo a Delianuova, in provincia di Reggio, 3500 abitanti «nascosti» in una spendida conca dellAspromonte. Terra dura dove spesso comandano le ndrine, dove difficilmente può accadere qualcosa senza il placet di un boss. Forse stavolta è andata diversamente. Manca qualche minuto alle venti quando due banditi, chissà se cani sciolti, fanno irruzione nel supermercato gestito da Giuseppe Strano. Con lui ci sono ancora alcuni dipendenti oltre alla figlia e ad alcuni clienti intenti nelle ultime compere. Domani (oggi per chi legge, ndr) sarà festa. Sono in due i rapinatori che fanno calare il lutto. Uno tiene una pistola in mano. Fuori, a far da palo, un complice. La coppia ordina di consegnare lincasso. A questo punto, stando a una prima sommaria ricostruzione, linattesa reazione del proprietario. Come sia andata non è ancora chiaro, certo è che tra i banditi e Giuseppe Strano scoppia una colluttazione. Un furibondo e mortale corpo a corpo. A questo commerciante lincasso serve per tirare avanti. È un attimo, le urla si rspengono strozzate dagli spari. Il negoziante è disarmato, il malviente fa fuoco e lo centra al torace. Ma non riesce a fermare quelluomo disperato e furioso. Che seppur ferito a morte riesce a strappargli la pistola e far fuoco a sua volta contro gli aggressori. Ne ferisce uno prima di accasciarsi senza più vita. I due balordi riescono a fuggire, mentre stanno arrivando i carabinieri che non molto lontano dal supermarket troveranno un altro cadavere. Ancora non si conosce lidentità, ma si tratta del rapinatore colpito da Strano. I complici lo avevano abbandonato a qualche centinaio di metri di distanza.
Non è consolatorio, ma almeno stavolta nessun giudice potrà accanirsi su una vittima che non cè più, accusandola di eccesso di legittima difesa se non addirittura- come nel caso del benzinaio pugliese- di omicidio volontario. Ancora una volta una comunità piange la morte di un innocente. Mentre una nazione intera chiede di nuovo, sgomenta e terrorizzata, alle Istituzioni di difenderla.
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