Il sogno di Nelson Mandela è svanito. A 93 anni Madiba - come lo chiamano in modo affettuoso i suoi - è stato ricoverato in un ospedale di Johannesburg per «perduranti problemi addominali». Il Sudafrica resta a guardare. Si rincorrono le notizie. Il portavoce della presidenza Mac Maharaj si affretta a mandare un comunicato stampa e rassicura: «Posso garantirvi che l'ex presidente è in buone condizioni. Non è stato operato d'urgenza. Il nostro Mandela è di ottimo umore». il presidente Jacob Zuma assicura che sarà dimesso entro lunedì».
Sarà. Ma è da molto tempo ormai che l'ex presidente, leader della lotta all'apartheid e premio Nobel per la Pace, non si fa vedere in pubblico: dalla finale del Mondiale di calcio ospitato dal suo Paese nel luglio 2010. A dicembre una tv sudafricana aveva trasmesso immagini d'archivio del ricovero di Mandela a inizio 2011, innescando una serie di messaggi su Twitter che parlavano di un peggioramento delle condizioni di Madiba. Per smentirli, erano dovute intervenire la presidenza sudafricana e la Fondazione Nelson Mandela.
Eppure il vecchio presidente è sempre più solo e stanco. A pesare non sono solo i suoi 93 anni. Sulle spalle si porta tutto il peso di un progetto fallito. Il suo Sudafrica non è diventato il Paese giusto e democratico che lui aveva sognato. E Mandela lo sa. Lo vede nel nugolo di colletti bianchi che affolla il suo partito, l'Anc, l'African National Congress. L'otto gennaio scorso i suoi sostenitori si sono riuniti per festeggiare i cent'anni dalla nascita del partito. Alle celebrazioni hanno partecipato decine di migliaia di persone, tra cui 46 capi di Stato stranieri. Lui, Mandela, il leader storico, non era presente neppure in quella occasione.
Il movimento, fondato nel 1912 per difendere i diritti dei sudafricani neri, si è trasformato in un partito a tutela dei diritti dei pochi neri giunti al potere. Dalla fine dell'apartheid, nel 1994, l'Anc, è sempre stata al potere. E i risultati non sono quelli sperati. Cent'anni dopo, anche la storia ha voltato le spalle all'ambizioso progetto riformatore. E lui assiste impotente.
E pensare che per molti l'elezione di Mandela era sembrata la soluzione perfetta per il Paese, diventato faro di speranza per gli oppressi di tutto il mondo. I ventisette anni di carcere scontati da Mandela dovevano essere il simbolo indelebile dei sacrifici che le persone sono disposte a fare per ottenere giustizia ed equità. Mandela incarcerato, torturato, straziato ce l'aveva fatta: era diventato presidente di un Paese che lo aveva prima condannato e poi osannato. Nei quattro anni tra il suo rilascio e le prime elezioni multirazziali del 1994 erano state gettate le basi di una Costituzione pluralista, di tipo occidentale.
Oggi i dati svelano il dietro le quinte. Mentre il Sudafrica acquistava autorità morale, alcuni membri del governo pensavano ad arricchirsi. Il Black economic empowerment, fondo per lo sviluppo dei neri, è servito ai leader del partito per riempirsi le tasche.
Nel 2012 il Sudafrica è ancora un Paese di fortissimi squilibri sociali, dove il 4 per cento della popolazione ha un reddito di circa cento volte superiore alla stragrande maggioranza delle masse, dove la differenza tra ricchi e poveri continua ad aumentare e dove i bianchi continuano ad occupare il 75 per cento delle posizioni di punta nell'economia e nella finanza.
Cosa è cambiato quindi rispetto al lontano 1994? Oggi tra i miliardari del Paese c'è anche un sostanziale numero di neri, arricchiti grazie alla politica e alla corruzione. Il tasso di disoccupazione è del 25 per cento, l'istruzione è stata trascurata e le diseguaglianze sono aumentate. Ma non solo. Anni di negazionismo dell'Aids hanno colpito la salute di milioni di persone. Durante un processo che lo vedeva accusato di stupro, il presidente Jacob Zuma ha addirittura affermato che bastava una doccia per eliminare il rischio di contagio. Fino al 2007 la politica ha negato che l'Hiv provocasse l'Aids.
Il progetto per un Paese più giusto partiva dalla lotta all'apartheid. Il risultato, dopo quasi un secolo di battaglie è un fallimento. E non c'è dolore piu grande che vedere un ideale che muore: oggi l'apartheid è tra i neri e i neri.
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