Tre mesi per un esame al seno: come saltare la coda

La Lega contro i tumori assicura la mammografia entro 10 giorni. Tempi più ristretti per le urgenze. Negli ospedali attese fra i 60 e i 90 giorni per un test. La Regione impone un limite massimo di 40 giorni

Si fa presto a dire prevenzione. E raccomandare alle donne di sottoporsi alla diagnosi precoce del tumore al seno. Ma i tanti appelli poi si scontrano con la difficoltà di ottenere in tempi se non brevi, almeno ragionevoli, l'appuntamento per una mammografia. Un esame per il quale esistono liste d'attesa di tre mesi ed anche più. La maggior parte delle milanesi sa, infatti, che deve aspettare in media dai sessanta ai novanta giorni, ma non è al corrente che la Lilt (Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori) è in grado di fornire l'ambito test nel giro di soli dieci giorni. Quando poi c’è il sospetto dell'esistenza di un carcinoma, allora l'appuntamento viene fissato dopo quarantotto ore. Un'opportunità che, valida tutto l'anno, potranno scoprire coloro che usufruiranno in questo mese delle visite senologiche gratuite nei centri della Lilt nell'ambito della campagna «Nastro rosa» lanciata mercoledì scorso assieme l'illuminazione rosa della facciata di Palazzo Marino.
A premere l'interruttore, che per tutta la sera lo ha colorato di fucsia per ricordare l'importanza della prevenzione del tumore al seno, è stato il sindaco Letizia Moratti che ha consegnato una borsa di studio da parte di Estée Lauder a Giuliana Gargano, giovane ricercatrice dell'Istituto nazionale dei tumori. Una scappatoia quella di ottenere la mammografia in tempi record recandosi negli spazi prevenzione della Lilt che sfrutteranno molte nostre concittadine dopo aver scorso la tabella a lato. Anche se va evidenziato che esistono situazioni ottimali come quelle dell'ospedale Sacco e del Centro radiologico Buenos Aires dove ben il 100 per cento delle pazienti non deve attendere il proprio turno più di una settimana.
Nei nosocomi pubblici bisogna rassegnarsi a mettersi in coda per mesi ed altrettanto capita in diverse strutture private. In molte di queste ultime però si può ottenere l'esame in molto meno tempo. «Certo è difficile spiegare - dichiara Carlo Lucchina, direttore generale dell'assessorato regionale alla Sanità - che non è necessario rivolgersi a quelle strutture storiche. Ne esistono altre, di eguale valore, dove ci si può sottoporre, indipendentemente dove si sia in cura, in meno tempo alla mammografia».
Ma 60, 90 giorni e anche più non sono troppi, soprattutto se si considera che la Regione ha stabilito un tempo d'attesa massimo per quest'esame di 40 giorni? «Sì - risponde il dottor Lucchina -, ma si tratta di ospedali che sono stati esentati dal rispettare questo limite a causa del fatto che essendo di rilievo nazionale devono soddisfare forti richieste provenienti da tutta Italia».

Il caso strano è che a superare i tre mesi non siano l'Istituto nazionale dei tumori o quello europeo di oncologia ma altri con un bacino di richieste più limitate alla città. «Li stiamo controllando - conclude il direttore generale dell'assessorato regionale alla Sanità - ed è bene sottolineare che per ogni zona c’è almeno una struttura che rispetta i 40 giorni».

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