«Il posto fisso è meglio della mobilità». Le parole del ministro Tremonti sono esplose come un fulmine a ciel sereno, sparigliando le carte di un convegno - organizzato dalla Banca Popolare di Milano su «Partecipazione dellimpresa e azionariato dei lavoratori» - apparso insolito fin dalle prime battute. Al tavolo dei relatori erano infatti presenti tutti e tre i segretari di Uil, Cisl e Cgil: Angeletti, Bonanni ed Epifani, seduti uno accanto allaltro - in ordine alfabetico, come da programma -, come se le recenti fratture sul patto del lavoro e soprattutto sul contratto dei metalmeccanici fossero già un incidente chiuso. Anche se le divisioni restano, come si è visto subito dopo lintervento di Tremonti.
Assente invece Emma Marcegaglia, ufficialmente trattenuta da altri impegni: Confindustria parla per bocca di Giorgio Usai, direttore delle Relazioni industriali e affari sociali, che, secondo tradizione, definisce il premio di risultato «la forma migliore» per far partecipare i dipendenti al buon andamento dellazienda. Infine, con un piede già sullaereo che lo porterà allEcofin in Lussemburgo, arriva il ministro Tremonti per le conclusioni, e «ruba la scena» ai sindacati, con la sua difesa a spada tratta del posto fisso. Degna conclusione di un intervento iniziato con un riferimento tuttaltro che scontato: niente numeri ma unenciclica, sia pure unenciclica sociale come la Caritas in Veritate.
Il collegamento, daltronde, è chiaro, perché laffermazione di Giulio Tremonti è esistenziale prima ancora che economica. Non a caso parla di valori: «La variabilità del posto di lavoro, lincertezza, la mutabilità per alcuni sono un valore in sé, per me onestamente no». Un lavoro fisso, ha detto, è «la base per impostare vita, lavoro e famiglia», almeno nella nostra società: altre - e il riferimento è ovviamente agli Stati Uniti - hanno una cifra di mobilità diversa. Ma proprio nei Paesi dove prevale la mobilità è impossibile costruire un welfare che garantisce sanità, scuola e pensioni, di cui la crisi, aggiunge Tremonti, ha mostrato lutilità. «Parla come se fosse un nostro iscritto», commenta un soddisfatto Angeletti, aggiungendo però: «Forse a lui non fa piacere». Bonanni rilancia un cavallo di battaglia cislino: «Chi è precario o flessibile deve essere pagato di più e avere più tutele e garanzie degli altri». Solo Epifani taglia corto: «Chiedete un commento sul tema a Confindustria». Mentre per Pierluigi Bersani «sarebbe il caso che Tremonti venisse a chiarire il suo pensiero domani in Parlamento, dove si parlerà dei cosiddetti precari della scuola. Il posto fisso lo intende a casa o al lavoro?».
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