«Il tasso di ripresa in Italia si è rafforzato nel secondo semestre del 2010, e gli indicatori recenti puntano su un’ulteriore ripresa nella seconda metà dell’anno, anche se a velocità ridotta». Giulio Tremonti conclude la sua missione a Washington con una nota di ottimismo, ma non soltanto per il breve termine. Nel discorso depositato all’International Monetary and Financial Committe del Fondo monetario, il ministro dell’Economia vede «prospettive favorevoli di lungo termine per la sostenibilità del bilancio pubblico». La ripresa, spiega Tremonti, dovrebbe esere sostenuta dall’assenza di grandi squilibri interni: il sistema bancario è rimasto immune dalle turbolenze dei mercati internazionali, il settore immobiliare è stato solo marginalmente colpito, il debito del settore privato è più basso rispetto alle altre economie avanzate, e il tasso di disoccupazione resta sotto la media dell’Eurozona.
Anche il governatore di Bankitalia, Mario Draghi, nota che i primi passi per una austerity versione 2010 siano stati già fatti, con «alcune misure di riduzione del deficit». In Italia, spiega, sarebbe necessario «coniugare la crescita con l’austerità di bilancio, e in questo - osserva - la Germania è un grande esempio, perché ha una crescita economica molto marcata e il bilancio in ordine». Draghi minimizza, invece, l’allarme lanciato sabato da Tremonti sul ritorno dei bankers, e sulla speculazione a piede libero. Nel mondo bancario «si sta assistendo a un ritorno delle pratiche pre-crisi, ma in misura molto limitata: le banche allineano molto meglio di prima le remunerazioni alla gestione dei rischi». Quanto alla speculazione, «ci sono comportamenti di questo tipo, ma non molto generalizzati. Certo - aggiunge - c’è molta volatilità nei mercati, ma bisogna dare contenuto alle affermazioni». Dal punto di vista del controllo dei rischi «sono stati fatti passi avanti, ma la riforma della finanza non è un’impresa finita, bisogna metterla in pratica e non è facile, anche se - precisa - ho molta fiducia su Basilea 3».
La finanza rimane infatti, insieme con la disoccupazione, il grande punto interrogativo della ripresa. «Inizialmente è partita molto forte - ricorda Draghi - ma poi ha subito un rallentamento e oggi ci sono maggiori rischi per la sostenibilità della ripresa. Il primo rischio è la fragilità del sistema finanziario, il secondo è la disoccupazione in quanto - spiega - deprime i consumi». Il governatore di Bankitalia non vede invece il pericolo di un ritorno al protezionismo: sui cambi non c’è una «guerra delle valute», e bisogna stare attenti a non adottare «rimedi che siano peggiori del male». Le misure unilaterali non funzionano: l’intervento del Giappone sul mercato dei cambi, «non ha sortito effetti».
Ma che cosa succederà oggi sul mercato dei cambi dopo il «nulla di fatto» agli incontri del Fmi? La Bce è cauta, e Jean-Claude Trichet ricorda che i movimenti disordinati dei cambi possono danneggiare l’economia. Il comunicato finale del Fmi è tutt’altro che convincente in proposito, e difficilmente rallenterà le turbolenze.
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