Tremonti si arrende sull’Iva e Bossi cede sulle pensioni

Trattativa a tre sulle ultime modifiche e faccia a faccia in aereo fra premier e titolare dell’Economia. Berlusconi ascolta gli alleati e dice sì alla supertassa

Roma - Sulla carta la versione finale della manovra è frutto di un triplice sacrificio. Ciascun protagonista della grande trattativa interna alla maggioranza accetta di sfatare alcuni tabù, difesi con il coltello tra i denti fino all’ultimo momento utile e di rivedere sul filo di lana le proprie posizioni. Silvio Berlusconi dà il via libera al ritorno del contributo di solidarietà, sia pure in versione molto ristretta. Giulio Tremonti cede sull’aumento immediato di un punto di Iva. Umberto Bossi cede sulle pensioni, accettando l’equiparazione (dal 2014) dell’età di pensionamento delle donne del settore privato a quelle del pubblico impiego. Passi indietro dovuti, dopo il richiamo arrivato da Giorgio Napolitano e la nuova giornata di passione vissuta sulle Borse europee.
Sul piatto della bilancia, però, il boccone più amaro è sicuramente quello ingoiato dal ministro dell’Economia. L’intervento sull’Iva è, infatti, la voce più pesante, quella capace di generare il maggiore flusso di cassa con possibili nuove entrate pari a circa 6 miliardi, l’elemento forte delle modifiche «last minute» visto che la platea di coloro che vengono colpiti dalla reintroduzione del contributo di solidarietà è ristretta e anche l’intervento sulle pensioni ha tempi di ricaduta molto lunghi. Tremonti, insomma, è costretto ad accettare una misura che avrebbe rimandato volentieri alla delega fiscale e a spendersi subito la sua cartuccia di riserva, il paracadute che il Tesoro avrebbe voluto mantenere per i casi di emergenza anche in vista dei saldi del 2012-2013.
Il titolare dell’Economia non accoglie certo l’offensiva sull’Iva con grande entusiasmo. Raccontano di un Tremonti scuro in volto che evita, però, qualunque drammatizzazione. Il ministro, in realtà, fin dalla mattinata aveva discusso di questa ipotesi con Berlusconi con il quale aveva viaggiato in aereo. Alla fine, stretto tra il pressing del Quirinale e la volontà condivisa da tutto l’esecutivo di un intervento più certo e deciso sui saldi della manovra, concede il via libera all’intervento. Il premier e Tremonti concordano sulla necessità di far passare la manovra al Senato nel più breve tempo possibile e di chiudere i conti prima che la Bce decida, nella giornata di domani, se continuare o meno a sostenere i nostri Btp. Alla fine con la scelta di mettere la fiducia, la manovra potrà essere inviata a Bruxelles e Francoforte già questa sera, con un gesto di buona volontà che eviterà l’imposizione di condizioni non trattabili. Come ulteriore elemento di rassicurazione dei mercati Tremonti chiede e ottiene che nel comunicato venga messa nero su bianco la frase «con destinazione del maggior gettito Iva al miglioramento dei saldi del bilancio pubblico». Un modo per blindare le entrate e indirizzarle verso l’unico obiettivo del pareggio di bilancio.
«Era una decisione che era già stata adottata ad Arcore» racconta un ministro. «L’intervento sull’Iva è sempre stato un’ipotesi in campo qualora la situazione si fosse complicata. Bruxelles chiedeva segnali più forti sul fronte delle riforme strutturali. Ci siamo rassegnati a qualcosa di inevitabile, attraverso un intervento, quello sull’Iva, che contiene elementi di equità sociale. Il confronto è stato a 360 gradi. Tremonti ha capito che insistere era inutile e si è mosso con senso di responsabilità accettando un accordo che forse si sarebbe potuto raggiungere fin dall’inizio, evitando gli stop and go di queste settimane. Lo stesso contributo alla francese, quello del 3% sui grandi redditi, era stato ipotizzato ad Arcore e tenuto in stand-by». In ogni caso, a vederla in positivo, alla fine ognuno porta a casa qualcosa: il premier l’innalzamento dell’Iva, da lui sempre caldeggiato. Tremonti l’adeguamento delle regole di pensionamento delle donne del settore privato a quelle del pubblico impiego e il contributo di solidarietà, seppure rivisto. La Lega, che pure ha fatto concessioni importanti sul fronte previdenziale, l’accelerazione sulle riforme costituzionali.

Molti, però, sostengono che la vera partita debba ancora iniziare, visto che il Pdl non ha affatto rinunciato all’apertura di un confronto sulla riforma delle pensioni. Ma il nuovo match, assicurano, si aprirà soltanto dopo l’approvazione della manovra.

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