Alessandro Parini
da Torino
Nella storia. Dalla porta principale. Perché, alla fine, segna davvero sempre lui. Due gol al Bayern Monaco, superato anche Charles nella classifica cannonieri: 106 a 105. E un altro obiettivo: diventare il miglior marcatore straniero nella storia della Juventus (John Hansen: 124). David Trezeguet, il giorno dopo la doppietta ai tedeschi, usa toni pacati. Ma entusiasti. E rivela: «Platini mi ha preso in giro (la telefonata non è confermata, ndr), dice che ai suoi tempi cera il catenaccio, era più difficile segnare. Michel non giocava centravanti, io sì: sono uno degli ultimi centravanti darea. Dipendo dai miei compagni: se vengono bloccati per me è dura. Non sono il giocatore che diverte le folle, non ho la velocità di Shevchenko: mi alleno per capire prima degli altri dove possa arrivare il pallone. Come contro il Bayern, in occasione del primo gol: azione veloce, palla dalle mie parti, un puntone vincente». Pare poco, a dirla così: «Ma il Pallone dOro è giusto che lo vincano gli Ibrahimovic e i Ronaldinho. La gente va allo stadio per vedere loro, non me». Centosei gol: «Il più importante? Quello al Milan che ci ha dato lo scudetto. Il più bello? A Verona, di sinistro allincrocio dei pali con tre difensori sulla linea».
È entrato nella storia della Juve: «Non me lo sarei mai aspettato, quando sono arrivato nel 2000. Sono stato vicino al Barcellona, due estati fa: non avrei voluto andarmene, avevo necessità che la società pareva non voler prendere in considerazione. È bastata una telefonata con Capello per sistemare le cose». Poi cè la Francia: «Capello e Domenech si sono chiariti. Henry? Si guarda intorno, può far bene ovunque». Alla Juve, però, ci sono già Trezeguet e Ibrahimovic.
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