A leggerli, sembrano i numeri di una resa. Della giustizia. È la montagna di denunce che arrivano in tribunale. A centinaia di migliaia, si accumulano nelle stanze del Palazzo. Per ognuna c’è dietro una storia. Un furto, uno scippo, una rapina. Per lo più, si tratta di reati a carico di ignoti. Che, nella quasi totalità dei casi, resteranno tali. Perché le carenze di organico, in tribunale, sono ormai strutturali (rasentano il 30%) e - come periodicamente accade - arriva l’allarme. A lanciarlo, questa volta, è il dirigente degli uffici amministrativi. In una lettera di pochi giorni fa inviata ai capi di quei dipartimenti più in difficoltà con gli arretrati, infatti, viene segnalata una nuova situazione di emergenza. Circa 5mila notizie di reato ferme sulle scrivanie dei pm e in attesa di essere finalmente prese in considerazione, a cui si aggiungono quasi 10mila richieste di archiviazione ancora da valutare. Quando, però, è tutto da vedere.
Perché quei 15mila fascicoli sono solo la punta dell’iceberg. Altri numeri. All’ufficio Re.Ge. (il registro generale dove vengono iscritte tutte le notizie di reato) la situazione sfiora la paralisi. Solo alla voce «furti commessi da ignoti», infatti, si contano più di 300mila denunce arretrate (a cui si aggiungono altri 15mila fascicoli a carico di soggetti noti) che giacciono in attesa che una mano volenterosa le inserisca nel «cervellone» del palazzo. Ma in totale, la quota di fascicoli giacenti sfonda il mezzo milione. In altre parole, si rischia che le indagini nemmeno comincino. E chi è vittima di un reato cosiddetto «minore», non solo quasi certamente non vedrà i responsabili assicurati alla giustizia, ma con buona probabilità non avrà nemmeno la soddisfazione di sapere che qualcuno si è interessato al suo caso.
Nell’ultima comunicazione, il dirigente chiede ai magistrati uno sforzo per smaltire il carico di lavoro accumulato, «ma - è l’obiezione di molti pm - siamo quelli che siamo, e il personale rimane sotto organico». Per il prossimo anno, 49 lavoratori in mobilità (cassintegrati di fabbriche e aziende assunti a tempo determinato e che verranno pagati dalla Provincia) saranno impiegati a palazzo per coprire i buchi d’organico. Ma la situazione resta critica. Basta passare all’ufficio «notizie di reato», al piano terra del tribunale. Personale previsto, 96 addetti. Personale effettivo, 30. E le denunce si accumulano. Scrivanie sommerse di carte, e pieni gli armadi. Una boccata di ossigeno arriverà dal ministero, che ha già previsto un nuovo stanziamento di fondi per affidare in outsourcing (cioè a una società esterna) il lavoro che a Palazzo non riescono a smaltire. Una misura «tampone» già sperimentata in passato, e in grado di mettere una pezza all’emergenza. Ma, proprio perché si tratta di un intervento straordinario, non risolverà il problema alla radice. Così, al ritmo di 500 denunce al giorno che arrivano in procura, la questione degli arretrati finirà inevitabilmente per riproporsi.
L’allarme è ciclico. Qualche segnale positivo si era intravisto nel corso dell’inaugurazione dell’ultimo anno giudiziario. In quell’occasione, solo dieci mesi fa, il tribunale di Milano figurava come una piccola eccezione nel panorama nazionale della giustizia. L’ufficio gip, ad esempio, era riuscito non solo ad arginare i 37mila e 590 nuovi procedimenti, ma ne aveva smaltiti di più, circa 41mila, riducendo l’arretrato da 27.549 a 24.097. Ma la rincorsa al «pareggio» sembra un miraggio. Una gara a inseguire, in cui la «lepre» - bene o male - resta sempre alla stessa distanza. E così, a meno di un anno, il probelma si ripropone.
E con l’acqua alla gola rischiano di finire anche gli uffici del giudice di Pace, dove il personale amministrativo è passato da 115 a 70 unità. Meno uomini per un numero maggiore di competenze. Perché non ci sono solo i ricorsi sull’Ecopass, che pure non sono pochi, le liti condominiali o le multe per divieto di sosta.
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