Nato nel 1707, era il primo dei diciotto figli del conte de Attimis, il cui castello di famiglia stava dalle parti di Udine. Ebbe nome Tristano Francesco e studiò prima ad Udine e poi all'università di Padova. Nel 1725 entrò nel noviziato dei gesuiti di Bologna. Dopo avere insegnato per qualche tempo nel collegio di Imola, venne destinato alla missione in Cina. Negli ultimi mesi del 1744 sbarcò a Macao, dove si fermò circa un anno per imparare almeno le linee essenziali della lingua cinese. Da lì si portò a Nanchino, presso i confratelli che si occupavano delle comunità cristiane del Jiang-nan. L'attività missionaria doveva svolgersi in semiclandestinità, perché fin dal 1724 un editto imperiale aveva vietato il cristianesimo in Cina. L'opera del de Attimis potè svolgersi in relativa tranquillità solo per un anno, perché nel 1746 la persecuzione si riattizzò in modo virulento e fu condotta a tappeto per tutto il territorio. Malgrado la discrezione, alla fine del 1747 il de Attimis venne arrestato a Chang-shu, un villaggio vicino a Shanghai, e portato nel carcere di Su-zhou. Dopo una decina di giorni fu raggiunto in cella dal padre Antonio José Henriques, superiore della missione gesuita di Nanchino. La cosa singolare è che i gesuiti erano ammessi alla corte imperiale; solo, non potevano occuparsi di religione.
Malgrado le suppliche dei loro confratelli (tra i quali il famoso pittore Giuseppe Castiglione), l'imperatore Yong Zheng non ne volle sapere: l'Henriques e il de Attimis furono condannati a morte e strangolati in cella, di notte, nel settembre del 1748.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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