Tunisino in manette: fa ubriacare i fidanzatini e poi stupra la ragazza

Purtroppo accade spesso. Che i ragazzini confidino negli adulti, anche se semi sconosciuti o quasi, seguendoli senza timori nelle loro dubbie iniziative. È quello che hanno fatto una 16enne cilena e il suo fidanzatino equadoriano di due anni più giovane. Finendo tra le grinfie di un nordafricano che li ha spinti a ubriacarsi e poi ha abusato della giovanissima.
N.H., alias Mohammed, 27enne tunisino, regolare in Italia (anche se sopravvive grazie a espedienti) è stato arrestato martedì dopo due giorni di pedinamenti e faticose indagini «vecchio stile» dai carabinieri della compagnia Porta Monforte per la violenza sessuale; il fermo emesso dal pm Giulio Benedetti è stato convalidato dal gip Federica Centonze.
In realtà il fattaccio risale a domenica 2 agosto. Quando la coppietta di fidanzatini sudamericani sta passeggiando lungo viale Monza e incontra il fatidico Mohammed. Lo conoscono, più o meno: ci hanno già scambiato qualche parola, sembra un tipo tranquillo, è molto gentile. E così il nordafricano, dopo una lunga chiacchierata con i ragazzini, li invita a casa sua (dice lui) per starsene un po’ più tranquilli e loro accettano. Sono le 21. La giovane cilena avverte la madre che tornerà più tardi. «Ma non oltre le 23» si limita ad ammonirla la genitrice.
Inutile dire che, una volta raggiunta casa (in realtà un appartamento che gli era stato prestato) in via Tanaro (zona Gorla) Mohammed chiude la porta d’ingresso a chiave e mette in atto i suoi sporchi piani. Così, dopo aver fatto ubriacare pesantemente i ragazzini con vodka e rum al suono di musica latino americana - e mentre il giovanissimo equadoriano perde i sensi, la cilena, capita l’antifona nonostante i fumi dell’alcool, tenta di fuggire ma non riesce a uscire - Mohamed comincia ad allungare le mani sulla ragazzina, fino a coinvolgerla in un rapporto completo e non protetto. Prima di far andar via i ragazzini, da vero «signore», non esita a minacciarli: «Badate bene di non raccontare ad anima viva quel che è successo - sibila il furfante alla coppietta impaurita - altrimenti per voi sono guai seri».
La medesima minaccia Mohammed la ripete il giorno successivo, quando reincontra per strada i fidanzatini che, terrorizzati, fuggono via. Dopo una settimana, sabato scorso, però, il 14enne equadoriano parla con i genitori spiegando cos’è accaduto nell’abitazione dell’«orco» magrebino. E a quel punto la famiglia contatta la mamma e il papà della cilena che, tra le lacrime, conferma ogni pietoso particolare della violenza subita. Il giorno dopo scatta la denuncia. E Mohammed viene ritrovato dopo 48 ore in un bar di via Asiago.

«È rimasta incinta? - chiede ai carabinieri che lo portano in caserma riferendosi alla minorenne di cui ha abusato -. Non abbiamo usato il preservativo». Questo, però, i militari lo sanno già. Come sanno che ha tentato di avvicinare altre giovanissime per strada.

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