Turchia, è guerra con il Pkk: bombardamenti e imboscate

Il ribelli curdi del Pkk scatenano l'offensiva, l'esercito di Ankara risponde. Bomba contro un corteo nuziale. Uccisi almeno 16 soldati turchi e otto presi in ostaggio, uccisi 32 ribelli del Pkk. Il presidente Kurdistan Barzani: non consegnerò mai i capi guerriglia

Turchia, è guerra con il Pkk: 
bombardamenti e imboscate

Ankara - Il Pkk ha scatenato l'inferno oggi in Turchia con un doppio attacco nella provincia orientale di Hakkari al confine con l'Iraq. Ha colpito sia i militari, uccidendo 16 soldati turchi, sia i civili con una bomba esplosa in pieno giorno al passaggio di un corteo nuziale, che ha provocato un morto ed una decina di feriti civili.

Ma l'ennesima azione sanguinaria del Pkk, anche se davvero esso detiene ora in ostaggio, come afferma, una decina di soldati turchi (Ankara, però, smentisce), rischia di rivelarsi un vero boomerang per l'organizzazione separatista curda. Da essa hanno oggi nettamente preso le distanze i due massimi leader curdi nordiracheni, il presidente iracheno, Jalal Talabani e Massud Barzani, invitando il Pkk a sloggiare (Talabani) e dichiarandosi neutrali (Barzani) nello scontro Turchia-Pkk. Nello stesso tempo Baghdad ha annunciato questa sera "importanti misure" contro la presenza del Pkk in Iraq, mentre l'ambasciatore americano ad Ankara Ross Wilson, ha rilanciato la necessità di "porre fine al terrorismo del Pkk con un'azione comune".

Il Pkk, che ha scelto, probabilmente non a caso, il giorno del referendum sull' elezione diretta del capo dello stato (nel quale il "si" si avvia a vincere con circa il 70% dei voti), ha sfidato la Turchia ad attuare il minacciato intervento militare in Iraq, per il quale il Parlamento di Ankara ha dato mercoledì scorso "carta bianca" ai suoi militari (al fine limitato di distruggere i campi del Pkk in Nord Iraq). Il Pkk sta mirando - secondo gli analisti - al doppio obiettivo politico di attirare i turchi nel pantano iracheno, internazionalizzando la sua lotta separatista anti-turca e forzando i curdi nordiracheni a legarsi al Pkk per una resistenza armata comune contro "l'invasore turco". Tuttavia, né i turchi, né i curdi nordiracheni sembrano disposti ad assecondare il gioco del Pkk.

La reazione di Ankara é stata finora molto "misurata". I militari turchi hanno bombardato nella mattina 63 postazioni del Pkk in Nord Iraq, senza provocare vittime secondo le fonti ufficiali, ed hanno lanciato solo una vasta operazione di caccia al terrorista che ha portato all'uccisione di 32 ribelli. Ankara appare orientata a non raccogliere la provocazione del Pkk ed a insistere per spingere Baghdad, gli americani ed i curdi nordiracheni a compiere loro la ripulitura dell'Iraq dai campi del Pkk. Benché gli animi turchi siano oggi più che mai infiammati ed esasperati dallo stillicidio di attacchi quasi quotidiani (per i quali oltre 140 giovani soldati turchi hanno perso la vita dagli inizi dell'anno) e decine di migliaia di persone siano oggi scese in piazza a Istanbul ed in altre città, il governo sembra decisa a mantenere il suo sangue freddo.

Il premier Tayyip Erdogan ha invitato la popolazione alla "calma ed al buon senso" ed ha anticipato che il "Vertice di sicurezza" - iniziato in serata, deciderà "con ponderazione" le misure da prendere. Anche il ministro della difesa Vecdi Gonul dall' Ucraina ha affermato che un intervento militare turco in Nord Iraq "non è urgente", anche se ha ribadito che "la Turchia è pronta". Ankara non intende cadere nella trappola di un'incursione in grande scala in Nord Iraq, dove rischierebbe di impantanarsi in una guerra di guerriglia contro un nemico invisibile ed in un ambiente montagnoso, già innevato e cosparso di cunicoli sotterranei. Tutto lascia pensare che il vertice di sicurezza sia orientato a decidere in nottata qualche misura dimostrativa e limitata in attesa di sviluppi dell'azione diplomatica a vasto raggio intrapresa da Ankara, dove si considera un successo il risultato dell'incontro Talabani-Barzanoi di oggi.

Talabani ha invitato il Pkk "a lasciare le armi o a lasciare l'Iraq senza indugio", mentre Barzani ha detto chiaramente che se il Pkk provocherà una calata dei turchi, il Pkk non potrà contare sull'aiuto dei suoi miliziani (peshmerga) che non parteggeranno per nessuna delle due parti e si limiteranno a difendere solo la propria popolazione.

I due leader hanno entrambi negato, però, che vi sia una possibilità di consegnare i capi del Pkk ad Ankara, come questa chiede. "E' un sogno irrealizzabile" - ha detto il presidente iracheno Talabani. Ma Ankara probabilmente lo sa.

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