Tutti pazzi per Kiria, abbandonata a tre anni

Sa solo dire mamma e ripetere un suono: e con quello è stata «battezzata»

da Napoli

Tutti pazzi per Kiria. Cento richieste di adozione, una persino da una nonnina di 90 anni, che ha già dieci nipoti, «tu sei l’undicesima», per la bimba trovata la sera dello scorso 21 febbraio, nei viali dell’ospedale Cardarelli di Napoli. Come non notarla, anche se era già buio ed era seminascosta in mezzo ad un cespuglio? La scorse un’infermiera, Sara, che le porse una mano, ma la piccola, più o meno 3 anni, le gettò le braccia al collo. Voglia d’essere amata, voglia di coccole, voglia di essere bambina. Sapeva solo ripetere, in una pronuncia poco chiara, «mamma, mamma». Da quel momento, la piccola è stata curata, amata e «adottata» da medici e infermieri del Reparto di Pediatria, a cominciare dal primario, Paolo Siani.
Quando si è saputa la notizia che una bambina era stata trovata tra i padiglioni del Cardarelli, in città è scattata la gara all’adozione. «Almeno quindici telefonate al giorno di famiglie che vorrebbero adottarla», dice il direttore sanitario dell’Azienda ospedaliera, Giuseppe Matarazzo. Ma, oltre alle telefonate, sono state avanzate anche richieste dirette da genitori che si sono recati in ospedale, non solo per portare dei regali alla bimba, ma per chiedere informazioni sul come fare per averla in adozione.
Su Kiria (nome scelto dai medici perché spesso ripetuto dalla piccola), sulla sua famiglia e sui motivi dell’abbandono è un mistero. Poche le certezze sul suo conto: non è italiana, questo è certo, probabilmente è dell’Eest europeo, quasi certamente si tratta di una zingarella. Capelli corti, castani come gli occhi, Kiria ha la pelle chiara ma il volto scurito dal sole, probabilmente a causa delle molte ore trascorse all’aperto. Affamata, sporca, vecchie cicatrici in diverse parti del corpo, qualche lieve ferita, più recente, forse provocata da percosse: in queste condizioni era stata trovata dall’infermiera. Ieri pomeriggio, una volta rimessa in sesto, la bimba è stata dimessa e trasferita in una casa famiglia, su ordine della Procura per i minori.
Domenica sera è scattato l’allarme nel reparto: quattro donne rom, una delle quali stringeva la foto di una bimba (non è escluso che fosse proprio Kiria), si sono intrufolate con fare furtivo nel reparto del professor Siani con l’intenzione, probabilmente, di rapire la bimba.
La bambina era superprotetta, non solo per la presenza di una guardia giurata, ma anche da una sorta di vigilanza spontanea, creata da medici, infermieri, familiari degli altri pazienti. L’arrivo in ospedale delle quattro nomadi, già di per sé, ha destato allarme e, così, quando la guardia giurata ha chiesto spiegazioni alle rom, le donne sono fuggite. Un vero peccato perché la fuga è riuscita, nonostante l’arrivo, pochi minuti più tardi, degli agenti del drappello ospedaliero.
Kiria neppure si è accorta di quanto fosse accaduto fuori della sua cameretta. Ha continuato a giocare con i peluches e le bambole ricevuto in dono nei quattro giorni in ospedale. Pareti azzurre, disegni di altri bambini incollati alle pareti, la piccola ha ricevuto affetto e solidarietà non solo dagli adulti.

«Cara Kiria, voglio dirti innanzitutto, benvenuta fra di noi. Mi dispiace per quello che ti è successo ma sappi che ti voglio bene». Solo un esempio delle centinaia di dimostrazioni di affetto. Altre ne riceverà nella casa famiglia dove in gran segreto è stata portata.

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