nostro inviato a Genova
Era importante capire cosa ci fosse sotto. Mourinho ha ammesso che non può pretendere che Gasperini l'abbia vista come lui. Ma quel che ha visto Josè è confortante, questi sono pronti per sbarcare in Inghilterra, fare la partita, uscire o restare in Europa, ma la squadra c'è. Niente di speciale, senza i miracoli di Julio Cesar e quel gol di Ibra che ha spalancato il cielo, probabilmente tutto sarebbe stato molto più incasinato, ma Josè ha dovuto ribaltare la sua idea iniziale: fuori Materazzi e poi Burdisso per risentimenti muscolari, i birilli erano finiti, ha dovuto costringere Cambiasso a riciclarsi, si è affidato a Cordoba, poi si è messo in ginocchio a pregare: «Al momento le possibilità di recuperare Samuel e Chivu sono zero», ha detto in conferenza stampa, ma aveva un ghigno da sfacciato, c'è sotto qualcosa, non si va all'Old Trafford con quattro difensori centrali rotti senza un rosario in mano.
Comunque Josè si è perfino divertito, a un certo punto si è anche giocato un pallone uscito lateralmente e si è messo a fare un blocco tipo basket con uno degli steward a bordo campo. E la partita era ancora sull'1-0. Ma se vedi Stankovic giocare con quella tigna, Cambiasso estarre il regolo, Zanetti saltare come un grillo e Balotelli danzare sulle punte, un po' di buon umore ti assale per forza. Supermario costringerà Josè a una scelta sofferta: «È vero, perché lui ha giocato bene, ha difeso, ha personalità e carattere. Uno come lui è difficile tenerlo fuori mercoledì». E stava parlando dell'Old Trafford, la tana.
Ibra ha mostrato il volto umano del campione, non si è lasciato sfuggire la prima occasione che gli è capitata e la partita ha preso quella direzione. Il Genoa ha mostrato quanto di buono si conosceva, tutta gente con la testa a posto, corsa e cervello, fanno gioco, divertono, hanno cozzato contro i primi in classifica, ci sta, ci sono 18 punti in classifica, qualcosa vorrà pur dire. Milito ha rotto le scatole a tutti, a destra e sinistra, in mezzo. Materazzi e Burdisso, e poi Cordoba, sono stati bravi a farlo giocare sempre con le spalle alla porta, lui si è liberato, un paio di volte è stato fermato in fuori gioco, ma non è mai riuscito a calciare in porta: è il cannoniere della A, quindici reti e cinque buone annullate. Solo un indizio di come abbia giocato la difesa in emergenza di ieri.
Il resto lo ha fatto Julio Cesar. La parata al ventesimo sul colpo di testa di Thiago Motta è stata la seconda botta che il Genoa ha dovuto incassare. Prima si era visto Ibra fuggire come un uccello delle paludi con Biava che lo tiene in gioco, cucchiaio, Rubinho che prendi a sberle l'aria, Marassi ai minimo storici, campo imbattuto fino alle 19,45 di ieri pomeriggio, secondo indizio.
Il Genoa ha iniziato a lavorare duro, si è visto perfino Ibrahimovic nella sua area a difendere, anche fasi convulse, visto Santon riprendere duramente Balotelli che lascia a Marco Rossi la più nitida palla gol del Genoa, 23' del secondo tempo, conclusione alta sulla traversa da dentro l'area. Ma a quel punto il ragazzo aveva già messo dentro la seconda palla, o forse no, solo un'illusione del signor Lanciano che la vede oltre la linea. L'Inter in Italia è un caterpillar, fuori ce lo farà sapere fra tre giorni. Mourinho ieri sera rideva, Ibra era molto ottimista, Balotelli ammetteva di aver avuto «Un gran culo sul gol. Se poi è gol».
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