Un momento di follia urbana, due vite distrutte. Quella di Alessandro Mosele, motociclista di 35 anni, travolto e ucciso da unauto che laveva inseguitro dopo una stupida lite di strada. E quella di Vittorio Petronella, pensionato 71enne, che il 25 luglio scorso decise di rispondere a un insulto schiacciando il pedale dellacceleratore, e passando con la macchina sul corpo del centauro caduto a terra. Distrutta anche la sua, di vita. Perché ieri, nel processo con rito abbreviato, è stato condannato a 16 anni di reclusione, con laccusa di omicidio volontario.
Il gup Donatella Banci Buonamici ha dunque accolto limpostazione della Procura, che con il pm Antonio Sangermano aveva però chiesto una pena di 18 anni, pur escludendo laggravante dei futili motivi, che avrebbe fatto lievitare la condanna fino a 30 anni. In sede civile, poi, verranno stabiliti i risarcimenti per i genitori e il fratello della vittima, anche se è stata fissata una provvisionale di 75mila euro. Lanziano - definito dal giudice Enrico Manzi, che ne aveva convalidato il fermo, un «pericolo sociale di eccezionale rilevanza» - resterà ora agli arresti domicialiari, in attesa dei prossimi gradi di giudizio e di una sentenza definitiva.
Secondo quanto ricostruito dal pm, tutto nasce a causa di una manovra pericolosa allincrocio tra via Palestrina e via Andrea Doria. Il pensionato taglia la strada al motociclista, che si ferma e risponde con un insulto e uno sputo diretto allanziano. Secondo quattro testimoni sentiti dal pubblico ministero, Petronella ha inseguito il motociclista cercando di dare sfogo alla sua rabbia dopo esser stato insultato, lo ha travolto e ha accelerato per liberarsi del 35enne rimasto aggrappato alla targa. Non solo. Perché quando questa ha ceduto, il 71enne ha fatto uninversione e lo ha investito una seconda volta. A quel punto, per Mosele non cè stato più niente da fare. È morto allarrivo in ospedale, mentre i passanti bloccavano il pensionato tornato indietro a recuperare la targa.
Petronella ha sempre negato la ricostruzione dellaccusa, ed è tornato a farlo ieri mattina, nel corso delllinterrogatorio davanti al giudice. Secondo la sua versione, ha sì inseguito il motociclista, ma solo per parlargli. Il resto sarebbe stata una fatalità. Mosele - secondo il racconto delluomo - sarebbe caduto dallo scooter proprio davanti alla sua macchina. Una versione che non ha convinto né il pubblico ministero, né il gup. Una consulenza tossicologica fatta svolgere dai difensori dellimputato su campioni biologici estratti durante lautopsia ha dimostrato che la vittima stava guidando sotto leffetto di hashish e alcol, ma la consulenza non è stata ammessa nel procedimento, perché presentata dopo la richiesta di abbreviato, un rito che «congela» il procedimento allo stato degli atti depositati fino a quel momento.
«Non credo si debba parlare di soddisfazione per una sentenza di condanna per omicidio - è il commento dellavvocato Salvatore Scuto - ma va ricordato che i miei assistiti sono dei genitori che hanno perso un figlio». Fuori dallaula, la madre del motociclista ha accolto la sentenza in silenzio. Perché per uninsulsa lite di strada, due vite sono state distrutte. Ma una non cè più.
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