Ucciso con un colpo alla testa il colono rapito I palestinesi del Crp rivendicano l’esecuzione

Il diciottenne era stato sequestrato domenica mentre faceva l’autostop in Cisgiordania. Mistero sulla sorte del terzo uomo in ostaggio

C’era ben poco da trattare. Ben poco da sperare. Eliyahu Asheri, il giovane colono rapito domenica scorsa mentre con l’incoscienza dei suoi 18 anni vagava, tenda in spalla, tra le strade della Cisgiordania era già morto. La conferma è arrivata nella notte quando i militari israeliani ne hanno trovato il cadavere ad A-Tira, un sobborgo di Ramallah. Eliyahu non ha neanche avuto il tempo di diventare un ostaggio. Secondo il generale israeliano Yair Naveh i suoi rapitori l’hanno eliminato poche ore dopo il rapimento con un colpo alla testa. Esercito e servizi di sicurezza non speravano di ritrovarlo vivo. Le prime voci di una sua immediata eliminazione circolavano da martedì. Ieri la confessione di un militante dei Comitati di Resistenza Popolare coinvolto nel sequestro e nell’assassinio ha confermato i peggiori sospetti. «È difficile tenere un ostaggio vivo e gestirne il rapimento senza fughe di notizie e quando se ne sono resi conto l’hanno immediatamente eliminato», ha spiegato il generale israeliano. Secondo il generale i Comitati di Resistenza Popolare si sono estesi anche in Cisgiordania attirando militanti transfughi da altre organizzazioni grazie a una recente ondata di finanziamenti.
Un portavoce dei Comitati intervenuto da Gaza ha invece inneggiato all’uccisione del ragazzo definendola la dimostrazione di come la sicurezza israeliana sia solo una tigre di carta. «Abbiamo dimostrato di poterli prendere con molta facilità», ha detto Abed Aalk, meglio conosciuto come Abu Abir, definendo l’uccisione di Asheri una vendetta per l’eliminazione del capo dei Comitati Abu Samhadana e del comandante dell’ala militare Sheik Abed al Kuka. Secondo il portavoce il ragazzo non è stato ucciso subito, ma solo «quando si è capito per l’esercito israeliano la sua vita non valeva nulla e che gli attacchi non si sarebbero fermati». Il terzo rapimento di un cittadino israeliano 62enne rivendicato mercoledì dalle Brigate Martiri Al Asa resta invece misterioso. La sparizione era già stata segnalata via internet prima della rivendicazione.

Qualcuno può dunque aver usato l’informazione per seminare il panico tra gli israeliani. Per scoraggiare la pratica dell’autostop, diffusissima soprattutto tra i coloni, è intervenuto ieri un rabbino che ha definito contrario alla religione accettare passaggi dagli sconosciuti.

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