La Ue: «I pm di Milano perseguitano Albertini»

Giannino della Frattina

da Milano

L’ex sindaco di Milano Gabriele Albertini, oggi europarlamentare come indipendente nelle file di Fi, è «perseguitato» dai giudici milanesi. A dirlo non un suo avvocato o un portavoce di partito, ma un documento ufficiale del parlamento europeo chiamato a pronunciarsi ieri in seduta plenaria a Strasburgo sulla difesa della sua immunità. Contro di lui un «fumus persecutionis», espressione giuridica con cui si indicano le azioni compiute dai magistrati che non siano dettate dall’applicazione della legge o dalla ricerca della verità, ma solo dall’intenzione di nuocere a qualcuno.
Due i motivi del contendere. Innanzitutto un’intervista rilasciata al Corriere della Sera nell’ottobre 2005 dove Albertini ipotizzava un intreccio tra la Provincia di Milano, guidata dal diessino Filippo Penati, l’imprenditore privato Marcellino Gavio, re delle autostrade e dell’asfalto e i protagonisti della scalata di Bnl a Unipol. Secondo l’aula di Strasburgo «cercare di impedire ai membri del parlamento europeo di esprimere le loro opinioni su questioni di legittimo interesse pubblico ricorrendo in giudizio è inaccettabile in una società democratica e viola palesemente» le norme intese «a difendere la libertà di espressione dei deputati nell’esercizio delle loro funzioni nell’interesse del parlamento».
L’assemblea ha deciso, al contrario, di non difendere l’immunità in relazione al procedimento penale in cui Albertini è accusato di partecipazione ai reati di falso ideologico, tentato abuso d’ufficio e tentato falso materiale. Esprimendo comunque il rammarico di non poter adottare provvedimenti vincolanti a tutela di Albertini, «in quanto il caso rientra esclusivamente nel diritto italiano». Nella memoria si ricorda come gli emendamenti al bilancio, tema dell’accusa, fossero atti di procedura interna e pertanto non atti pubblici.

Tesi sostenuta dalla difesa con i pm che, senza mai prenderla in considerazione, hanno proseguito le indagini concluse con il rinvio a giudizio. Atteggiamento che ha fatto gridare Strasburgo al «fumus persecutionis». E ora ad Albertini la sua soddisfazione («Il Parlamento europeo mi ha reso giustizia»).

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