Uguali ma diversi la doppia vita dei gemelli

Identici d’aspetto e spesso nei gusti, i fratelli «particolari» possono condurre esistenze differenti. Tra fantasia e realtà la storia di un rapporto familiare più stretto di tutti gli altri, perché comincia prima della nascita, quando ci si divide tutti i giorni il pasto

A Latina se lo ricordano tutti quel tonfo sordo e unico, anche se erano in due. Se ne sono andati così com’erano venuti: insieme. Abbracciati, Mauro e Sergio Pianura, 28 anni, si sono lanciati nel vuoto dal nono piano, i primi di maggio di due anni fa. Gemelli nella vita e nella morte. Avevano in tasca il Viaggiatore incantato di Nicolaj Leskov, romanzo dove sono gli eventi a precipitare sul capo del protagonista. «Due giganti buoni», hanno detto di loro. Un metro e 95, il basket la domenica, i lavori all’estero come animatori di villaggi turistici, il diploma in ragioneria, gli studi di russo perché «può sempre servire». Sempre tutto insieme. Castore e Polluce moderni, hanno vissuto in coppia anche la tragedia.
Caso estremo di simbiosi, certo. Ma tra gemelli è così. C’è un legame forte, inspiegabile, misterioso. E se il caso di Latina è tetro, quello di Napoli è comico. Perché quel 24 luglio del ’99 il sacerdote di Secondigliano ha avuto più di un momento di titubanza: sull’altare, Davide e Tobia Iannone, allora 25enni, prendevano in moglie Marianna e Nunzia Poerio di 23. Due coppie identiche. «Ne ho celebrati di matrimoni. Quasi duecento. Ma uno anche simile a questo mai», ha riso il prete in chiesa, scusandosi per l’inevitabile smarrimento coi nomi. E anche per il fotografo è stata una brutta gatta da pelare: «Non puoi distrarti un attimo: rischi di scattare solo a uno e niente all’altro». «È stato Tobia a conoscere e fare la corte a Nunzia - racconta Davide -. Una sera Nunzia, tacendo di avere una gemella, ha proposto “Ho una sorella carina... Se hai un fratello potremmo farci una pizza tutti insieme”. Tobia ha acconsentito senza aggiungere particolari. Non le dico la sorpresa di quella sera...». Da quel momento, il «poker» è diventato inseparabile. Vivono in una villetta bifamiliare, si muovono tutti insieme su una monovolume, rivelano coincidenze eccezionali: «Mettendo su casa abbiamo deciso di andare in due negozi diversi per non arredare i due appartamenti in fotocopia. Peccato che senza saperlo abbiamo scelto gli stessi mobili». E ancora: «Non ci siamo mica messi d’accordo: ma cinque anni fa mia moglie e mia cognata hanno partorito due bimbe. Lo stesso mese». Già, i figli? «Paiono fratelli, non cugini. E in certi momenti a loro sembra di avere due mamme e due papà».
È un mondo diverso quello degli uguali. Un universo che ogni tanto si raduna per conoscersi, fiutarsi, capirsi. Cloni allo specchio si guardano, si studiano, si analizzano. Pietro e Paolo Pavoni, classe 1964, nati - tengono a precisare - sotto il segno dei gemelli, si sono presi la briga di mettere insieme gemelli di ogni età e provenienza. «È nato tutto da una cena tra amici omozigoti. Qui, a San Severino Marche, ce ne sono parecchi. È stato esilarante e abbiamo deciso di ampliare l’evento». Difficile da spiegare ma sono proprio le Marche ad avere il record di parti plurimi. Nel 2003 ben il 2,1 per cento dei parti sono stati gemellari, contro lo 0,9 del Piemonte, l’1,3 della Lombardia, l’1,2 del Lazio, l’1,5 della Sicilia. Per un totale di 221 carrozzine «multiposto». Settembre 2001: crollavano le Torri gemelle e i gemelli di San Severino mettevano in piedi il loro primo summit. «Un po’ di pubblicità alla radio, qualche articolo sulla stampa locale ma soprattutto un incredibile passa parola via Internet e l’incontro è diventato meeting - racconta Paolo -. Il primo anno, cinquanta, poi sessanta, poi settanta coppie. Tutte riunite per due giorni di festa, di chiacchiere, di risate. Da qualche anno organizziamo l’evento a fine luglio al parco acquatico di Porto Recanati». Pietro e Paolo, entrambi periti meccanici, entrambi appassionati di bici anche se, ammette Paolo, «Pietro è più forte di me, è in nazionale di ciclocross», entrambi nel negozio di articoli sportivi di famiglia: «Stesse scuole, stessa classe, stessi abiti fino ai 13 anni, ci siamo separati per la prima volta durante il militare. Uno da una parte, l’altro dall’altra: è stata dura», raccontano. Poi, insieme, l’idea del raduno.
Assidue frequentatrici, le gemelle Pezzi da Livorno, Luana e Daniela: due gocce d’acqua di 28 anni, belle e inseparabili, che raccontano la loro empatia: «Tra noi accadono spesso cose frequenti a tutti gemelli, fatti che dimostrano come tra noi ci sia una sorta di inspiegabile telepatia. Mi capita di pensare a una canzone e nello stesso istante sentire che Daniela la sta canticchiando. Qualche volta, poi, senza saperlo abbiamo acquistato un maglione identico, a chilometri di distanza. D’accordo avere gli stessi gusti... E come siamo rimaste basite quel giorno alla stazione... Vado a prendere mia sorella, scende dal treno e... siamo scoppiate a ridere. Eravamo vestite esattamente allo stesso modo: stessi jeans, stessa maglia, stesse scarpe». Si vedono diverse, però. «Lei è più carina di me», dicono all’unisono anche se ammettono: «In qualche foto anche noi facciamo fatica a distinguerci».
Problema che non si pone al festival dei gemelli, per anni svolto sulla riviera romagnola e nella prossima edizione previsto al Caneva World, sul lago di Garda: qui si premia la coppia. Si assegnano medaglie ai gemelli più belli, più sexy, più piccoli, più anziani, più simpatici, più «attapirati». Creato dal promoter di manifestazioni ed eventi Renzo Bertolini, il meeting è preso d’assalto dagli omozigoti di tutt’Italia: in media 250 coppie ogni anno sfilano, ballano, cantano, col sogno di sfondare nel mondo dello spettacolo o della moda. E chi poteva presentare l’evento se non le telegiornaliste-gemelle Silvia e Laura Squizzato, volti nuovi e biondissimi di Raidue? Tra i tanti «cloni» che bazzicano divertiti il meeting, un premio speciale lo meriterebbero i genitori di un’attempata ed arzilla coppia di Roma. Sono i fratelli Rondoni, 75 anni. Mamma era così contenta quando li ha partoriti... E li ha chiamati Romolo e Remo. «No, non ci hanno mai preso in giro - giura Romolo -. Siamo sempre stati insieme e lo siamo tutt’ora. Abitiamo nello stesso palazzo: dirimpettai». Entrambi ex autisti di pullmann, sono ora in pensione. «Mi sono sposato prima io e Remo all’inizio non era tranquillo. Poi, otto anni dopo, anche lui ha trovato moglie. Casi di telepatia tra noi? Certo, come tutti gli omozigoti. È famoso il caso di quella donna che una notte ha accusato dolori fortissimi al ventre. Ha saputo dopo che proprio in quel momento la gemella stava partorendo in un’ospedale di un’altra città. Noi gemelli siamo due macchine che agiscono allo stesso modo. Anche negli acciacchi. Remo ed io abbiamo fatto le stesse malattie e tutti e due soffriamo di cataratta.

Ma adesso posso fargliela io una domanda? Potrebbe scrivere che non fu Romolo a uccidere Remo?».

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