Ultime tendenze al Salone: l'orologio torna classico per essere ancor più pratico

Modelli meno estremi e dimensioni contenute anche per le linee femminili. Con complicazioni d'autore

Fabrizio Rinversi

Le luci si sono spente da qualche giorno sulla centesima edizione di Baselworld 2017, l'evento fieristico più importante al mondo, sul piano quantitativo e d'incidenza sui mercati dell'orologeria e della gioielleria. Cercheremo, in queste pagine, di effettuare una panoramica, per quanto possibile esaustiva, cominciando con l'evidenziare un calo non irrilevante di presenze di brand espositori, passati complessivamente (sia per il segmento orologiero che orafo-gioielliero), da 1.500 unità a 1.300.

Riteniamo si tratti di una fase contingente, conseguenza di un anno poco brillante in termini generali, con cali diffusi di fatturato e, nella migliore delle ipotesi, mantenimento delle posizioni sul mercato, tale da indurre molte aziende a soprassedere sugli ingenti costi richiesti da una fiera così imponente e d'alto livello organizzativo e d'immagine, quale Baselworld. Ad ogni buon conto, siamo qui per tracciare un'impressione sui presenti e non sugli assenti (anche se diversi di essi hanno predisposto siti espositivi fuori fiera) e gli elementi emersi sono decisamente indicativi. Innanzi tutto, sulla scia di quanto già evidenziato dal S.I.H.H. di Ginevra, le Case, indipendentemente dal posizionamento di prezzo, hanno cercato di razionalizzare il portfolio di collezioni, puntando sui best seller, sulla riconoscibilità accreditata e, ove «disponibile», sulla propria eredità storica. In questo specifico contesto, poi, il lavoro sui modelli ispiratori si è lasciato precipuamente indirizzare dagli stilemi originali, semplicemente aggiornati per soluzioni tecniche e materiali, come dimostrato con l'Autavia di TAG Heuer, il Black Bay di Tudor, il Sea-Dweller di Rolex, il Railmaster di Omega, il Fifty Fathoms Bathyscaphe di Blancpain, il Ventura di Hamilton, il Banana di Tissot, solo per fare qualche esempio. Sotto il profilo dimensionale, in ambito maschile, le misure si sono focalizzate nell'intorno dei 42 mm di diametro, ma non sono mancati i 40/41 mm, mentre le incursioni sui 44/45 mm sono state decisamente limitate: segno che l'indossabilità e il comfort al polso stanno diventando una chiave estetico-strutturale prioritaria per i designer delle aziende orologiere, tanto da convincere anche Italo Fontana a veicolare parte della straripante creatività «fuori dal coro» di U-Boat su modelli meno estremi e complessi, portabili ed ergonomici, pur mantenendo intatto il proprio DNA. La suddetta logica ha investito anche le linee femminili (escludendo le straordinarie esercitazioni d'incastonatura ammirate presso gli stand di Harry Winston, Bulgari o Jacob & Co.), sempre più mirate ed esclusive e non derivate da collezioni per uomo, quali la sportiva Happy Ocean di Chopard, la sofisticata Clair de Rose di Tudor, la Nantucket di Hermès, la Pavonina di Glashütte Original, la «pazza» Reine de Naples di Breguet, i Serpenti di Bulgari sempre più accessibili, o, ancora, il Fiaba di Maurice Lacroix e la reinterpretazione dello storico Rubaiyat di Bulova. Da sottolineare il ritorno, nel segnatempo muliebre, a dimensioni sempre più contenute con misure dai 28 mm a scendere, fino ad arrivare ai 19 mm della variante J12 in ceramica di Chanel e a non superare i 36/37 mm delle versioni più sporty-chic.

Infine, sul fronte delle complicazioni, la proposta è stata contenuta, con Patek Philippe a fare la parte del leone (da segnalare il Calendario Perpetuo su cassa coussin, celebrativo dei 40 anni del calibro 240), e pezzi da collezione quali il Marine Equazione Marciante di Breguet, il potente MP-09 Tourbillon Bi-Axis di Hublot, il L.U.

C Perpetual Chrono in platino di Chopard, il New Retro Skeleton Tourbillon di de Grisogono con movimento in linea, il Première Tourbillon Volante di Chanel con lunetta in baguette di rubini e, infine, l'ottava fatica della saga Histoire de Tourbillon di Harry Winston, con un modello dotato di doppio tourbillon bi-assiale.

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