Rientro a ostacoli per i tre di Emergency liberati da Kabul, che hanno dovuto rispondere ieri alle domande degli inquirenti in Italia per ore. A tal punto che la più volte annunciata conferenza stampa, nella sede milanese dellong fondata da Gino Strada, è stata rinviata a questa mattina. Marco Garatti, Matteo DellAira e Matteo Pagani avevano deciso di partire da Kabul con un aereo di linea. «Non gradivano un passaggio sul volo di stato e preferivano non dormire nella base italiana di Herat», ribadisce a Il Giornale, il sottosegretario alla Difesa, Guido Crosetto, rientrato in Italia martedì sera alle 19.
Invece i neo liberati, dopo aver fatto scalo a Dubai, hanno dovuto proseguire con un altro volo di linea fino a Francoforte. La nube vulcanica ha poi fatto saltare la seconda tratta fino a Milano. A quel punto il gruppetto di Emergency ha noleggiato unauto tornando via terra in Italia. Dellinviato speciale della Farnesina, Massimo Attilio Iannucci, che li ha liberati e li tallonava, si sono perse le tracce.
Una volta giunti in Italia i tre hanno dovuto fermarsi a Como, la prima questura dopo la frontiera con la Svizzera, per venir sentiti dalla polizia giudiziaria. Il procuratore aggiunto di Roma, Pietro Saviotti, ha aperto un fascicolo fin dal 10 aprile, quando erano stati arrestati dai servizi afghani a Lashkar Gah. Ieri trapelava la notizia che dovevano interrogarli i carabinieri del Raggruppamento operativo speciale (Ros), in una non meglio precisata caserma a Milano.
La conferenza stampa di Emergency è stata prima rimandata un paio di volte e infine cancellata fissando un nuovo appuntamento questa mattina. Segno che gli investigatori vogliono sentire i tre a lungo e prima che parlino con la stampa.
Sul ritorno a ostacoli dei sopravissuti dalle galere afghane il sottosegretario alla Difesa Crosetto rivela alcuni aspetti inediti e pruriginosi. «La versione che mi è stata detta al telefono in Afghanistan dai nostri diplomatici è che questi signori non gradivano un volo di stato considerandolo militare e preferivano non dormire nella base italiana di Herat», sottolinea Crosetto. Ad Herat cè il quartier generale del nostro contingente. Crosetto cita come testimone il capo di Stato maggiore della Difesa, generale Vincenzo Camporini. E aggiunge una stoccata: «Io non avrei cercato di difendere un atteggiamento un po ingrato nei confronti dello Stato, che li ha fatti liberare. Atteggiamento che mi è stato riferito dagli stessi diplomatici italiani, che poi smentivano che fosse andata così». La versione ufficiale era che il mancato passaggio aereo fosse dovuto a una specie di incomprensione. Adesso si scopre che i tre di Emergency non volevano dormire nella base militare italiana, neanche fosse un covo di Al Qaida.
«Farmi fotografe vicino a loro era lultima di miei pensieri - osserva Crosetto - Cera posto su un volo di Stato: mi sembrava giusto portarli a casa velocemente e con il minor costo possibile». Al posto dei liberati sono tornati in patria tre soldati. A uno è morto il padre, allaltro la madre e il terzo ha gravi problemi familiari. «È andata meglio così - chiude Crosetto - Non tutto il male viene per nuocere».
Nel frattempo gli alpini della base avanzata di Bala Murghab, nel Nord ovest dellAfghanistan erano sotto attacco da 48 ore. Sette razzi lanciati dai talebani hanno colpito il caposaldo senza provocare feriti.
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