Uni-Capitalia: il faro Antitrust su Generali

da Milano

Unicredit e Capitalia hanno promesso di dimezzare le proprie partecipazioni in Mediobanca e di cancellarsi dal libro soci delle Assicurazioni Generali ma prima di concedere il via libera alle nozze l’Antitrust vuole vedere chiaro in tutti gli intrecci che collegheranno la superbanca al sistema di Piazzetta Cuccia e a cascata al colosso assicurativo triestino. Di cui è grande socio Intesa Sanpaolo, la principale concorrente della superbanca guidata da Alessandro Profumo.
Da qui la preoccupazione del Garante che ha avviato ieri l’istruttoria sulla fusione Milano-Roma. Un documento di 43 pagine nelle quali il presidente Antonio Catricalà passa al setaccio tutti i nodi da sciogliere in termini di raccolta e di impieghi in diverse province italiane (in primis Sicilia, Lazio e Molise) oltre alle ripercussioni nel settore dell’investment banking e in quello assicurativo. Secondo le stime di Piazza Cordusio nella peggiore delle ipotesi finirebbero sul mercato 179 sportelli.
Si tratta di un «atto dovuto» che potrebbe concludersi anche prima della scadenza prefissata del 7 ottobre, ha spiegato Catricalà assicurando che l’Authority lavorerà a «ritmo serrato per tutto agosto». L’attenzione del garante si è concentrata tuttavia in primo luogo sugli equilibri di comando in Mediobanca.
Unicredito-Capitalia, anche dopo aver dimezzato la quota azionaria al 9%, «eserciterà un ruolo di assoluto rilievo nella governance» del tempio della finanza italiana (5 i posti nel consiglio di sorveglianza). Ma Mediobanca a sua volta ha un «ruolo determinante, assimilabile a un «controllo di fatto» su Generali. Da qui i «rilevanti impatti diretti» della fusione Unicredit-Capitalia sul Leone, attraverso cui la nuova banca si rafforzerà nella stessa Mediobanca. Anche a fronte di una riduzione del pacchetto azionario, l’attuale accordo di blocco, «consentirà» a Profumo di esprimere una «posizione unitaria» a differenza del passato quanto i due gruppi potevano avere «posizioni difformi». Senza dimenticare i legami personali tra i soggetti in campo, a partire dalle leve di comando nelle mani di Antoine Bernheim che, oltre a sedere alla presidenza di Trieste, fa parte della struttura di vertice sia di Mediobanca sia di quella di Intesa Sanpaolo. A sua volta legata a Generali dalla joint venture bancassicurativa Intesa Vita e da un forte incrocio azionario. In attesa della sentenza dell’Antitrust, Profumo ha messo mano alla struttura di comando nominando viceamministratori delegati (la carica esatta è deputy ceo) Sergio Ermotti, Paolo Fiorentino e Roberto Nicastro. I tre manager (cui è stato affidato rispettivamente l’investment banking, il corporate e il settore retail), affiancheranno Profumo nello sviluppo del modello divisionale di Unicredit probabilmente anche in vista della fusione con Capitalia, i cui uomini di vertice (come Fabio Gallia) dovranno trovare una collocazione nella nuova struttura.
Da giocare rimane, inoltre, la partita degli esuberi, ieri al centro di un incontro con i sindacati: dei cinquemila individuati (800 nella holding romana), duemila esuberi, secondo la proposta aziendale, dovrebbero essere gestiti attraverso l’esodo volontario a fronte di incentivi economici.
L’adesione dovrebbe avvenire entro la fine di settembre. In caso di maggiori adesioni rispetto a quelle preventivate, la priorità sarà data ai lavoratori delle sedi di Milano, Palermo, Roma e Brescia.

Gli altri tremila esuberi riguardano i dipendenti che si trovano almeno a cinque anni dalla pensione, sempre su base volontaria; in questo caso è previsto l’accesso al fondo nazionale esuberi per l’accompagnamento alla pensione.

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