Unicredit, gli Enti stringono sul presidente

Il prossimo presidente di Unicredit? Potrebbe essere deciso già oggi. Ma anche se la scelta definitiva dovesse richiedere un po’ più di tempo, quello che è certo è che l’incontro tra le Fondazioni azioniste di questa mattina e il comitato governance di Piazza Cordusio nel pomeriggio consentiranno di individuare il profilo del futuro numero uno.
Secondo fonti qualificate, prima e dopo la riunione dell’organo di controllo dell’istituto guidato da Federico Ghizzoni sarebbero stati programmati alcuni incontri con i potenziali candidati. La «regia» delle operazioni è affidata al vicepresidente della banca, Fabrizio Palenzona, che lavora in sintonia con l’altro grande socio di Unicredit, la Fondazione Cariverona presieduta da Paolo Biasi. A ruota le altre istituzioni con quote minori nel capitale. L’accordo ormai raggiunto su un board a 19 componenti consentirà ai piccoli azionisti di avere «visibilità». La sola a perdere il posto dovrebbe essere Fondazione Manodori.
La rosa dei «papabili» alla successione di Dieter Rampl si è ristretta. Gli enti di origine bancaria gradirebbero una figura autorevole come il giurista Guido Rossi, già presidente di Telecom Italia e di Consob. Quest’ultimo avrebbe manifestato la propria indisponibilità giacché, ormai prossimo alle 81 primavere, non vorrebbe assumere un incarico di rappresentanza così impegnativo. Analoga convergenza è stata registrata sui nomi del country manager di Morgan Stanley ed ex dg del Tesoro, Domenico Siniscalco, nonché sull’ex numero uno di Eni e Atlantia, Gian Maria Gros-Pietro. In calo le quotazioni di Angelo Tantazzi, penalizzato da una minore confidenza con il milieu politico-economico.
«Faremo in fretta, ma soprattutto l’importante è fare bene», ha ribadito ieri il vicepresidente di Fondazione Crt, Giovanni Quaglia, confermando l’intenzione di «definire una rosa di nomi» e sbilanciandosi sull’italianità del prossimo presidente. «Un po’ di nazionalismo fa bene», ha aggiunto. Quaglia ha anche fornito qualche ulteriore indicazione sul «passo indietro» di Rampl definendolo «una presa d’atto di chi ha sottoscritto l’aumento di capitale». Un chiaro riferimento al fatto che, esclusa Allianz, nessun sostegno alla maxi-ricapitalizzazione sarebbe giunto dalla Germania.
E per costruire ciò che il presidente di Fondazione Banco di Sicilia, Giovanni Puglisi, ha catalogato come un «tessuto connettivo che tenga in piedi una governance di qualità e di lunga durata», oggi si lavorerà da mattino a sera. Anche se Palenzona non riveste più cariche in Crt sarà in contatto con i partecipanti alla riunione degli enti.

Questi ultimi, poi, avranno molta voce in capitolo nel comitato governance giacché oltre a Rampl, Ghizzoni e a Luigi Maramotti vi siedono proprio Palenzona, Vincenzo Calandra Buonaura (Carimonte), Luigi Castelletti (Crt) e Francesco Giacomin (Cassamarca). Conclusa questa partita e messo in sicurezza il dossier Fonsai, per Palenzona potrebbe aprirsi uno scenario quello dello Generali dove voci insistenti lo indicano come nome forte a cui affidare il «dopo-Galateri».

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