da Roma
La Camera può esprimersi sull’uso delle intercettazioni prima della pausa estiva. Ne è convinto Carlo Giovanardi, presidente della Giunta per le autorizzazioni di Montecitorio, visto che sono favorevoli i principali interessati: il vicepremier D’Alema e il segretario Ds Fassino. Le loro memorie, infatti, non sono rilevanti per il lavoro della Giunta. Un eventuale rinvio sarebbe «indecoroso», mentre la mozione di censura del Gip Forleo che Violante vorrebbe abbinare al via libera è «un’idea stravagante».
Onorevole Giovanardi, la Giunta è in grado di esprimersi sull’utilizzo delle intercettazioni martedì?
«Ci sono tutte le condizioni perché martedì si possa votare e perché la Giunta esprima il parere all’aula. Già giovedì scorso i relatori erano pronti: ho proposto il rinvio a martedì per consentire ai commissari di leggere con calma l’ordinanza e ho dovuto mettere al voto il rinvio perché alcuni ritenevano già maturo il tempo della decisione».
Su cosa si basa questa convinzione? C’è già un orientamento preliminare della Giunta?
«Non dobbiamo né fare il processo a Consorte né farlo alla Forleo. La Giunta deve solo stabilire se le intercettazioni, che sono a nostra disposizione da mercoledì scorso e sono uguali a quelle pubblicate, siano materia processuale oppure se sia stata lesa la riservatezza dei parlamentari. Tutti i partiti hanno detto come voteranno: Forza Italia e Udeur no, Ds, An, Pdci, Prc e Italia dei Valori sì».
Ci sono i presupposti perché l’iter si concluda prima della pausa estiva?
«Il tempo c’è perché non dobbiamo fare un processo, ma l’aula deve votare in maniera conforme o difforme alle indicazioni della Giunta».
Nonostante le memorie che Fassino e D’Alema intendono presentare?
«Ho parlato con D’Alema e con Fassino. C’è il falso problema di questo promemoria. Ambedue, in maniera assolutamente corretta, hanno detto di essere favorevoli all’autorizzazione. Se si portassero elementi per orientare la Giunta o per chiedere un diniego, allora si dovrebbe aspettare».
Si può non aspettare?
«Fassino e D’Alema intendevano qualcosa di corposo e approfondito su tutto il contesto in cui avviene la vicenda. Sono interessanti per il dibattito politico generale, saranno spendibili in un eventuale processo, ma come Giunta non entriamo nel merito della scalata Unipol».
E se ci fosse un rinvio?
«Se fossi nei panni dei miei colleghi, la Giunta dovrebbe votare subito, altrimenti a fine settembre il discorso si riapre. Sarebbe indecoroso a livello istituzionale e politico».
Considerando anche la mozione del deputato diessino Violante che parla di un «abuso» di Forleo, dalla vicenda non emerge una qualche frattura nel rapporto Ds-magistrati?
«Lo dico con tutta la stima per l’onorevole Violante, ma mi sembra un’idea molto curiosa e molto stravagante che la Giunta debba dare il sì solo se nel frattempo approva un documento di condanna della Forleo. Immagini cosa sarebbe successo se, davanti ai casi Craxi e Forlani, qualcuno avesse chiesto di approvare un documento di condanna contro Di Pietro, Borrelli e Colombo. Dopodiché si può criticare la Forleo quando parla troppo attaccando i politici o quando le carte arrivano dopo sei giorni mentre l’ordinanza era già su internet».
È la stessa ordinanza a far emergere profili penali riguardanti i politici.
«La richiesta di arresto per Fitto (deputato di Fi, ndr), incensurato, lo definiva come una pericolosa mentalità criminale. Qualcuno ha detto qualcosa? E quando si parlava di Craxi?».
Allora è debole la politica?
«La nuova legge sull’ordinamento giudiziario è oggettivamente un provvedimento scritto sotto dettatura del sistema dei magistrati. È noto che ci sia una parte ben nota al Paese che ha preso per oro colato ciò che veniva dalla magistratura.
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