«Unità» in crisi, i giornalisti sfidano l’azienda

Dopo il crollo di copie, l’assemblea di redazione chiede agli azionisti garanzie sul futuro della testata

da Roma

Sul futuro de l’Unità è ancora una volta «giallo». Il giornale è sull’orlo di una crisi pericolosa, perde copie (attualmente è intorno alle 50mila, dopo aver sfiorato negli anni passati quota 70 mila) ha bisogno di un rilancio industriale che non arriva e i giornalisti - visto il precedente della chiusura - sono a dir poco preoccupati. La giornata di ieri è iniziata con una affollatissima conferenza stampa del comitato di redazione a piazza della Torretta, a Roma. In sala ci sono buona parte dei giornalisti in organico, ci sono amici di antica data come il regista Ugo Gregoretti (che cesella una bella testimonianza di solidarietà). Ma poi ci sono le paure e i problemi di oggi: «Basta con questo silenzio di tomba sulle sorti del quotidiano - dice senza giri di parole Umberto De Giovannangeli rivolto agli azionisti - uscite dall'ombra e confrontatevi con noi».
Su cosa? Venerdì è prevista la riunione del Consiglio di amministrazione della Nie (società che edita il quotidiano dei Ds) e in quella sede si decide come affrontare la crisi. I redattori temono la scure dei tagli. Ovvero: riduzione di pagine e redazioni per abbattere i costi, la via più semplice. «Da mesi - attacca De Giovannangeli - siamo in attesa del piano industriale ed editoriale. Un piano messo a punto da una società, Value and Partners, che, a quanto ci risulta, finora non ha mai avuto a che fare con il settore editoria. Insomma, L'Unità è ad un bivio: o c’è il rafforzamento del giornale o un suo ridimensionamento. La via intermedia, il galleggiamento, non è accettabile. Per questo diciamo: confrontiamoci».
Se poi provi ad anticipare i tempi e senti Marialina Marcucci, presidente del Cda della Nie, all’inizio ti trovi davanti un muro di cortesia: «Mi perdoni, ma non voglio anticipare nulla rispetto alla riunione del Cda, non faccio dichiarazioni!». Dopo, però, la Marcucci non si sottrae alle domande: «Che i giornalisti parlino di ridimensionamento non lo voglio nemmeno credere». Non legge le agenzie? «No. Tanto li vedrò domani (oggi, ndr.) preferisco discutere di persona, come faccio sempre». È realistica l’ipotesi dei tagli? «Mannò, a lei pare possibile?». Il comitato di redazione lamenta l’assenza di chiarezza sul futuro? «Storie! Io ci parlo spessissimo, l’ultima volta appena dieci giorni fa». E se le parli di tagli alla foliazione sul modello Il Riformista la Marcucci quasi si arrabbia: «Ma chi le ha detto simili sciocchezze?». Subito dopo, però, ammette anche che delle difficoltà ci sono: «Non so ancora come le affronteremo, perché questo è l’oggetto del Cda, ma nessuno di noi vuole disperdere il patrimonio rappresentato dal giornale. Certo che....».

Cosa? «È inutile girarci intorno: negli ultimi due anni L’Unità non ha dato i risultati di vendita e radicamento che noi, ma spero anche i giornalisti, ci aspettavamo. Per questo dobbiamo prendere provvedimenti. A noi sta a cuore un rilancio». Se non si trattasse di un giornale che dopo una identica crisi ha già chiuso una volta, ci sarebbe da crederle a occhi chiusi.

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