Usa, la Fed rilancia: sul piatto altri 800 miliardi

Un piano da 800 miliardi per far uscire gli Stati Uniti dalla crisi: ma senza facili illusioni. «Non abbiamo la bacchetta magica per mettere a posto l’economia ed è ingenuo pensare che una sola legge possa farlo», ha detto il segretario al Tesoro, Henry Paulson, presentando il programma realizzato d’intesa con la Federal reserve. Gli obiettivi sono molto concreti: facilitare i prestiti per comprare auto, pagare rette scolastiche e nuove case nel tentativo di favorire la ripresa della crescita economica. Per questo, il piano stanzia 200 miliardi per finanziare gli studenti, i consumatori sotto forma di carte di credito, per l’acquisto di auto e per l’avvio di piccole attività. Altri 600 miliardi del pacchetto serviranno a pagare mutui, a cominciare da quelli contratti con Fannie Mae, Freddie Mac e con la Federal Home Loan Bank: i primi interventi dovrebbero iniziare già la prossima settimana.
Così, appaiono chiare le linee generali su cui si muoverà il futuro programma di sostegno dell’economia statunitense: il piano infatti è stato messo a punto in pieno accordo con lo staff del nuovo presidente Barack Obama, in particolare del futuro segretario al Tesoro, Timothy Geithner. Tre i punti chiave: anzitutto, la banca centrale acquisirà asset per seicento miliardi di dollari che fanno capo direttamente o indirettamente alle agenzie governative che operano nei finanziamenti immobiliari. Di questi, cento miliardi di dollari di debito sono direttamente in capo a Fannie Mae, Freddie Mac e alla Federal Home Loan Banks, l’istituto governativo che finanzia i mutui delle imprese. Un secondo intervento riguarderà 500 miliardi di asset garantiti indirettamente da prestiti immobiliari . «Questa azione - spiega la Fed in un comunicato - è stata decisa per ridurre i costi e aumentare la disponibilità del credito per l’acquisto di case, che a sua volta dovrebbe supportare il mercato immobiliare e migliorare più in generale la situazione finanziaria».
Secondo step: la Fed metterà a disposizione fino a duecento miliardi nell’ambito di un nuovo piano a sostegno della liquidità, denominato Talf (Term Asset-Backed Securities Loan Facility). In questo caso si tratterà di sostenere il mercato delle cosiddette Abs, cioè Asset-Backed Securities: in pratica, sono i titoli basati su diverse tipologie di prestiti, da quelli agli studenti, ai finanziamenti per comprare le auto, alle carte di credito - in breve, il credito al consumo - ai prestiti garantiti da un organismo preposto a finanziare le piccole aziende, cioè la Small Business Administration. Questo programma dovrebbe partire entro febbraio.
L’ultima mossa spetta al Tesoro, che fornirà garanzie per venti miliardi alla stessa Fed, a sua volta attingendo dagli ormai famosi settecento miliardi di dollari del maxipiano di sostegno varato lo scorso ottobre, nel bel mezzo del collasso dell’intero sistema finanziario statunitense. A questo proposito, Paulson ha rivendicato i meriti della passata amministrazione, affermando che la situazione dell’economia Usa potrebbe essere stata decisamente peggiore se il Congresso non avesse approvato il piano di salvataggio.
All’inizio Wall Street ha reagito positivamente, soprattutto nel settore dei titoli finanziari. Poi però il Dow Jones ha virato in negativo (-1,1 a un’ora dalla chiusura) per i timori di recessione, alimentati anche dai dati sul Pil del terzo trimestre, rivisti in peggio a -0,5% da -0,3% della prima stima, e trascinati dal crollo dei consumi che hanno segnato il più forte ribasso (-3,7%) dall’epoca del presidente Carter nel 1980. Alcuni economisti ipotizzano addirittura un maxi-calo del 5% della ricchezza nazionale nell’ultima parte dell’anno.


Le Borse europee, dal canto loro, sono partite in accelerazione, con Parigi e Londra arrivate a segnare guadagni oltre il 2,7%, poi hanno rallentato, subendo l’influenza di Wall Street, ma sono riuscite comunque a terminare nel complesso in terreno positivo.

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