Antonio Signorini
da Roma
Dalla finanza alla politica passando per il calcio. La rabbia di Diego Della Valle non è rimasta confinata al pallone. Dallambito tutto sommato limitato della legge sui diritti Tv (venerdì ha accusato il premier Silvio Berlusconi di non aver detto la verità sulla riforma del campionato in televisione) è tracimata invadendo il campo pubblico per eccellenza.
Limprenditore marchigiano ha sempre detto di non voler fare politica in prima persona. Lo ha ripetuto anche ieri, ma poi ha esplicitato quale è lo scenario futuro per il quale fa il tifo: luscita di scena dellattuale presidente del Consiglio. Una presa di posizione che gli ha procurato il plauso di Carlo De Benedetti, imprenditore che invece non ha mai nascosto le sue simpatie politiche.
«Non ho niente di personale con Berlusconi, ma non vedo lora che vada a casa», ha ammesso Della Valle a margine di un convegno sulle banche che si è tenuto ieri a Firenze. E le analogie con De Benedetti non si fermano qui. Se allinizio di dicembre leditore del gruppo Espresso e ideatore dei circoli Libertà e giustizia aveva indicato alla sola sinistra i cavalli giusti su cui puntare («il futuro è di Rutelli e Veltroni») e aveva prenotato la tessera numero uno del partito democratico, ieri Della Valle ha fatto una lista di chi vorrebbe veder emergere in entrambi gli schieramenti.
«Mi auguro che Casini, Fini e Tremonti prendano in mano la situazione. Qui si sta parlando di uno che si sveglia tutte le mattine pensando di essere il padrone del Paese. La gente non capisce più niente: il Paese deve andare in mano a chi se ne occupa, da un lato Casini, Fini e Tremonti, dallaltro Prodi, Rutelli, Fassino e Mastella».
Linvito a prendere le redini è stato accolto dal silenzio del centrosinistra. Gli interessati della Casa delle libertà hanno invece preferito declinare linvito. «Ringrazio molto Della Valle per il suggerimento ma sono e resto lealmente vicepresidente di Forza Italia», è stata la risposta del vicepremier Giulio Tremonti.
Quello proposto da Della Valle è un «inciucio istituzionale», ha spiegato il ministro del Welfare Roberto Maroni che ha ironicamente ringraziato Della Valle per aver escluso il Carroccio: «Siamo orgogliosi di non essere annoverati nella categoria degli amici dei poteri forti di cui Della Valle è uno dei punti di riferimento più loquaci».
Latto di accusa dellimprenditore marchigiano nei confronti del premier è puntato sulla visita di Berlusconi ai Pm che si occupano della scalata alla Banca nazionale del lavoro. Una «sceneggiata di quartissimo ordine, una barzelletta», lha definita. «In tribunale si va per cose serie, non per cose da cabaret. Per questo dico che deve andare a casa, per labbassamento del senso delletica, della morale».
Solo tre mesi fa Della Valle si era schierato sul fronte opposto. Quello del patto che governa la Bnl, del quale fa parte. Se allora aveva indirizzato i suoi strali contro Ds, che avevano avuto il torto di non aver condannato lallora governatore di Bankitalia Antonio Fazio e di aver sostenuto Giovanni Consorte nella scalata allistituto di credito romano, ieri Della Valle ha assolto il segretario della Quercia Piero Fassino e anche le Coop. Nellaffare Unipol-Bnl, ha detto «i Ds non centrano niente, forse uno ha stratifato e si è tirato dietro Fassino, che ha parlato un po troppo. Ma i Ds non centrano niente né centrano le coop, né Confindustria, né i salotti». Anche DAlema passa in secondo piano nelle antipatie di Della Valle, quindi. E spunta una sorta di burattinaio.
Lascesa dei furbetti del quartierino «ha un responsabile, che ha insegnato a tutti che si accorciano le strade, che si può fare tutto, basta che tu sia più furbo degli altri». Chi è? «Non siamo noi, e non sono neanche Casini, Tremonti e Fini: ecco perché loro devono prendere in mano la coalizione, perché la gente oggi ha bisogno di cose serie».
Stesso tono tenuto da Carlo De Benedetti che ha infatti promosso con un «ottime» le parole di Della Valle. «Ho trovato liniziativa di Berlusconi unindecenza istituzionale e un eccezionale autogol elettorale, per cui lo ringraziamo», ha detto il presidente di Cir Group.
Un intervento «non casuale», ha commentato il coordinatore di Forza Italia Sandro Bondi. «Inusuale è invece - ha sottolineato Bondi - il tono inaccettabile delle sue parole più simile a quelle di un portavoce politico che a quelle di un importante imprenditore che abbia il coraggio di misurarsi ogni giorno con le regole del mercato».
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