Per il libri del Peralto è uscita «Biobibliografia» di Piero Vassallo: da non perdere, per «suggestioni e testimonianza». Le suggestioni iniziano dalla copertina. Vi campeggia una penna stilo con la sua ombra sul bianco che fa pensare al detto «ne ferisce più la lingua che la spada». La penna nella foto sembra la canna di una pistola puntata.
Se scorrendo le 90 pagine, per curiosità si va alla fine incontriamo qualificati giudizi critici sull'autore. Illustri i nomi perché Vassallo scrivendo ha stimolato persone di cultura. Ne seleziono due indicativi. Del direttore Massimiliano Lussana, nel maggio scorso alla presentazione di Itinerari della destra cattolica, con il suo consueto fiuto per le persone di valore: «Vassallo è uno dei pochi uomini di cultura genovesi che quando parla dice». Di Emilio Artiglieri in «Le radici della destra» (in «Riscossa cristiana») assai ben dettagliato: «Le posizioni sono chiare: o a destra, ossia con il diritto naturale, il principio di realtà, la cultura della vita e della ragione, di una ragione che sa allargarsi verso la trascendenza o a sinistra con gli avversari del diritto naturale, della dignità razionale della persona, con gli sconvolti, con gli insofferenti dell'ordine, gli infatuati dell'utopia, dallo sciagurato mito del mondo nuovo, che poi sarebbe anzi è stato nient'altro che l'inferno sulla terra». Un'altra suggestione, se si torna all'inizio per una lettura più metodica: nella «Nota Biografica» l'autore racconta come prima d'andare a scuola abbia imparato a scrivere in stampatello e diventato scolaretto si sia scontrato con «implacabili maestre amanti del corsivo». Acquisì da allora il «conflitto con la pedanteria».
E ancora un'altra forte suggestione sul carattere dello scrittore: per un'infanzia tribolata dalla guerra e un deficit nozionistico accumulato nelle scuole di montagna, nell'adolescenza ha ripercussioni sulla salute che gli fanno cercare gratificazioni e compensazioni nello sport. Ottiene risultati molto promettenti nella corsa veloce. Con questa notazione ci dà una chiave del suo carattere. È rimasto uno scattista che brucia l'energia in un fiato, che getta il cuore oltre il traguardo. Nel tempo la sua scrittura si è forgiata in battute fulminanti, introspezioni politiche e filosofiche: sono un fendente, uno sparo a bruciapelo.
Tra l'inizio e la fine della Biobibliografia un lungo elenco di «Opere, opuscoli e saggi in volumi di autori vari» - 68 titoli -, poi «Articoli pubblicati su quotidiani, riviste e siti internet» (più di 300 titoli), quindi altri su riviste e settimanali, più di 1000. Non solo numeri, ma prestigio di pubblicazioni ospitanti, soprattutto un'alta coscienza del nostro vivere che si fa testimonianza. Pietre miliari alcuni autori esplorati, storici come Vico, moderni come Cornelio Fabro, Giano Accame, «capace di trasmettere il fascino delle idee ad una destra giovane e ignorante», Gianni Baget Bozzo («La taciuta eredità»), Sciacca che operò «la rinascita spirituale d'Italia», Adriano Bausola «lucido testimone del fallimento della modernità». E Vassallo scrive sulla «demistificazione del gramscismo» di Noventa, il veneto che si unì agli «intellettuali» polarizzati ad Ivrea da Adriano Olivetti. Non solo, indaga Papi, Cardinali, Politici e Riviste. Racconta della solitudine di Wojtyla, di Taviani «rovinoso interprete dell'opportunismo democristiano», di «Micromega pungiglione della sinistra mortuaria», del «cesarismo di Berlusconi», dell'«incresciosa verità su Fini». Anche di «Mammine sessantottine» e della «Monroe di Miller». Vassallo (italiano vero!) ci rammenta l'«Olocausto dei pugliesi di Crimea».
(Biobibliografia, supplemento Rivista Tradizione, diretta da Angelo Ruggiero, via Pianell 47, 20125 Milano, o si può richiedere a Piero Vassallo, corso Magenta 23/35).
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