Stefano Zurlo
da Milano
«Una sera Bob Lady mi confidò che una sua fonte molto vicina ad Abu Omar gli aveva riferito dellintenzione di questultimo di sequestrare un pulmino di una scuola americana...». Luciano Pironi, in arte «Ludwig», lunico reo confesso del sequestro dellimam di Milano, nel riferire dei suoi contatti con il capo stazione milanese della Cia insiste spesso sulla «pericolosità» di Abu Omar e sui tentativi degli agenti di Langley di «reclutare» e non «sequestrare» lattivista dellegiziano («Bob mi ha sempre parlato di recruiting e mai di kidnapping, solo reclutamento, non rapimento, voleva utilizzarlo come fonte»). Sfogliando le oltre duecento pagine del resoconto stenografico del suo incidente probatorio il maresciallo sottolinea spesso lintenzione degli 007 americani di avvicinare, eppoi «coltivare», limportante esponente fondamentalista.
Ma come fare per obbligarlo a confessare? Rapirlo e torturarlo? Assolutamente no. «Secondo me - dice Pironi - gli sbattevano sotto il naso le intercettazioni ambientali, cioè avevano materiale per accusarlo. Bob aveva le informative, sa... lavorava insieme alla polizia sulle indagine, quindi secondo me gli avrebbero contestato dei documenti. So che cera poi un soggetto che era arrivato dalla Germania, parlavano che volevano fare degli attentati terroristici. Insomma, secondo me avranno detto (ad Abu Omar, ndr): senti amico, collabora con noi o te ne vai in galera (...). La finalità di Bob Lady era quella di sapere da Abu Omar, cioè che Abu Omar gli cantasse i nomi di quelli che volevano partire per andare in Irak. (...) Mi parlava sempre della pericolosità di Abu Omar, che lui era il capo indiscusso delle operazioni...». Nessuna violenza? chiede il pm. «Psicologica, penso, cioè a sto punto qua penso che gli avrebbero messo le carte sotto al naso... In effetti lui (Lady, ndr) me lo diceva: Cabbiamo tanto di quel materiale su Abu Omar...». Gli interrogativi (ripetutamente sollevati dagli avvocati) a questo punto sorgono scontati: come faceva la Cia ad avere «tanto di quel materiale» sullimam di Milano? E comera possibile che Bob Lady sapesse con «assoluta certezza» che Abu Omar era pedinato dalla Digos e che non lo era più quando poi venne effettivamente rapito? E se Lady si lamentò con Pironi della mancata collaborazione degli 007 di Forte Braschi («quelli del Sismi non sono riusciti a localizzarlo, se non ci fosse stato Bob...») chi diede limbeccata giusta al capo stazione della Cia? Pironi la prende alla larga. Spiega che Bob Lady era di casa al Ros come alla Digos, ma che soprattutto in questultimo ufficio poteva contare su solide amicizie. «Sapevamo che Abu Omar era il target principale della Digos che, tolto lo spezzone dei tunisini, si erano sempre occupati degli egiziani, allepoca usando lindagine Sfinge. Per la polizia Abu Omar era una specie di mito perché entrava in tutte le indagini. Quando Bob mi parlò delloperazione - continua Pironi - gli dissi: ma come, questa persona è sotto controllo della Digos. Sapevo che era pedinato, e lui mi ha detto: Vai tranquillo, lui non sarà pedinato, tu servi solo nel caso dovesse arrivare qualche pattuglia». E ancora: «Mi disse che loro avevano già appurato che era un abitudinario (...). Se lui mi dice che dalle 10 alle 13 Abu Omar passa da lì, o glielo riferisce la fonte o qualcheduno che ha il telefono sotto o qualcheduno che ha la postazione fissa (...). Lady mi disse che le indagini erano state sospese, da chi labbia saputo non lo so. Se poi lui lha avuta dal capo della Digos che gli ha detto, stai tranquillo, prendetelo, io non lo pedino oppure che la Digos involontariamente gli ha detto guarda...» lui non lo sa.
Nel frattempo Giuliano Tavaroli, lex capo della security di Pirelli e Telecom, arrestato nellambito dellinchiesta milanese sulle intercettazioni illegali, a verbale non ha escluso che lex sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta, fosse stato messo al corrente del rapimento di Abu Omar da Marco Mancini, lo 007 del Sismi indagato per concorso nel sequestro. A proposito di un colloquio avuto con un giornalista (anche lui indagato per favoreggiamento) dice: «Non escludo (...) di avere ipotizzato che, se davvero - come si diceva sui giornali - il Sismi e Marco Mancini personalmente erano coinvolti nellepisodio, dati i suoi rapporti personali con Letta, egli gliene abbia parlato». Tavaroli ha detto di aver conosciuto Letta «per avere avuto con lui alcuni incontri per effetto di incarichi ricevuti dal dott. Tronchetti Provera.
gianmarco.chiocci@ilgiornale.it
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