Paolo Brusorio
da Milano
In ginocchio. Ci hanno puntato una pistola alla nuca. Strangolati. In piazza, in piazza. Un anno e una manovra fa, il grido di dolore dei sindaci attraversava la penisola come un sol coro. Al governo cera Berlusconi, allEconomia Tremonti: tagli alle casse degli enti locali per 1,8 miliardi.
Un anno dopo. Superfluo, ma meglio specificare: al governo cè Prodi, allEconomia Padoa-Schioppa: tagli per 4,6 miliardi, di cui circa 2,6 a carico dei Comuni. Reazioni? Sì, daccordo, allAnci, lassociazione che raggruppa tutti i municipi dItalia, per bocca di Leonardo Domenici, suo presidente e primo cittadino di Firenze, non dormono «perché i tagli di Prodi ci tolgono il sonno», ma insomma non si registrano dichiarazioni reboanti o chiamate alle armi contro la mannaia del centrosinistra. Più o meno tutti allineati e coperti, non si disturba il manovratore. Soprattutto se sta dalla tua parte.
Walter Veltroni per esempio e soprattutto. Dopo la Finanziaria 2006, il sindaco di Roma disegnò uno scenario apocalittico. Roma stava per cadere nelloscurantismo. In tutti i sensi. Rileggetelo: «Dovremo spegnere le luci di 20mila lampioni, 44mila alunni delle elementari dovranno pagarsi i libri, 2.000 buoni casa salteranno, la metropolitana anticiperà la chiusura alle 20,30. Il governo - protestava duramente Veltroni - si deve rendere conto che, se va avanti questa Finanziaria che strangola comuni, province e regioni, a essere colpita è la vita reale dei cittadini». E poi in un rigurgito di buonismo: «Faccio appello alla moderazione per non arrabbiarmi di più, questa manovra mette a repentaglio la coesione sociale e civile del Paese».
Condivisibile o no, il grido di Veltroni non lasciava spazio alle interpretazioni, a condizioni e condizionali. Insomma, giù le mani da Roma e dai suoi lampioni. Uno dice: se tanto mi dà tanto, chissà come avrà reagito ai tagli di Padoa-Schioppa linquilino del Campidoglio? Eccolo: «Mi auguro che il Parlamento possa aiutarci a trovare delle soluzioni che abbiano il minore impatto possibile su chi come noi sta in una posizione di frontiera. Adesso è ancora presto per dire quali saranno le soluzioni, ma il nostro obbiettivo sarà quello di non ridurre i servizi. Ci auguriamo che le richieste che farà lAnci - domani, in una riunione straordinaria convocata proprio al Campidoglio, i sindaci decidono la strategia - possano venire accolte dal Parlamento». Attendismo misto a imbarazzo (forse anche perché Roma Capitale porterà a casa 217,5 milioni lanno prossimo), lattesa per le prossime mosse e qualche timida protesta. In archivio il tremendismo, evaporata lapocalisse: «obbedisco» sembra dire Veltroni.
E obbedisco sembra essere la linea comune dei sindaci di centrosinistra che magari domani annunceranno discese in piazza e mirabolanti proteste, ma che per ora, presi a uno a uno, sembrano i lontani cugini di quelli che stavano sulle barricate. Come il sindaco di Torino, Sergio Chiamparino. A lui si deve quella «pistola puntata alla nuca», era addirittura luglio 2004, a cui si deve aggiungere linvito alla «disobbedienza civile obbligata» e per completare il puzzle anche quel «i comuni non possono contribuire al risanamento dei conti pubblici nella misura richiesta»: insoddisfatto sì, ma con il freno a mano tirato. E se anche il sindaco di Napoli Rosa Russo Jervolino in passato lamentava «di non poter più comprare le lampadine», loro, i sindaci del centrosinistra, lanno scorso presero tutti insieme carta e penna e, post Finanziaria, scrissero a Romano Prodi, allora candidato premier, per sensibilizzarlo sui tagli.
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