nostro inviato a Lavagno (Verona)
Don Luigi Verzè lo accoglie con tutti gli onori: la prima pietra del suo fantascientifico ospedale «è un evento storico cui non poteva mancare un uomo di importanza storica come Silvio Berlusconi». E il leader del centrodestra, assieme al governatore siciliano Totò Cuffaro e all'ex ministro leghista Roberto Maroni, si è tuffato nella calura veneta alla cerimonia-kolossal (schermi, proiettori, buffet per mille persone e Al Bano che canta il Padre Nostro) per l'ultima avventura del San Raffaele. «Conosco don Luigi da cinquant'anni - dice Berlusconi -. Da tempo mi affido alle cure del suo ospedale, alle sue tecnologie, alle capacità dei medici, e anche al conforto dello spirito cristiano che domina in quelle strutture».
E come si fa a resistere all'invito di un prete di 87 anni che promette di regalarne 120 e sembra lo spot vivente delle sue terapie? «Il San Raffaele ha cambiato la mia vita - confessa il Cavaliere -. Mi ha insegnato uno stile di vita e un'alimentazione corretta. Ho 71 anni ma me ne sento molti meno. Non faccio meno di quando ne avevo la metà: mi alzo alle sette e un quarto, vado a dormire alle due di notte e mi sento assolutamente vigoroso. E vedrete quando coltiverò nel mio giardino le 120 piante che furono le uniche medicine dell'uomo fino alla scoperta della penicillina».
Farebbero bene anche al nascente Partito democratico? Il presidente di Forza Italia scuote la testa: «Veltroni leader non è un problema nostro, ma della sinistra. Credo che chiunque possa essere candidato alla guida del nuovo partito ma non può che fare la fine del povero Prodi, compreso il povero Veltroni. Perché non dipende da Prodi la politica che fa questa maggioranza. Dipende dal fatto che la sinistra ha in sé la sinistra massimalista e antagonista, che impone ciò che vuole secondo le proprie ideologie all'altra sinistra, quella che io ho chiamato ideologicamente smarrita, cioè i democristiani di sinistra e gli ex comunisti».
«Dopo il sabato di Bush - aggiunge Berlusconi - i vertici di questa sinistra estrema hanno capito che devono essere ancora più di lotta piuttosto che di governo per non perdere il contatto con i propri elettori. Quindi faranno richieste sempre più estreme all'altra sinistra la quale, se vorrà restare al potere, dovrà accettare. Il cambio del presidente del Consiglio non avrà influenza alcuna sulla continuità di queste politiche nocive all'Italia e agli italiani. Se la sinistra sedicente riformista e moderata dovesse opporsi a tali richieste verrebbe meno la maggioranza e cadrebbe il governo. Quindi Veltroni uguale Prodi uguale qualsiasi altro a capo del governo».
Berlusconi non sembra sorpreso dalla lettera inviata a Prodi da quattro ministri che chiedono una svolta al governo. «Tutto quello che parte da là è ancorato a quello in cui credono ancora, purtroppo per noi. Ci credono in buona fede, ed è apprezzabile che ci siano persone trasparenti e in buona fede; essi però ritengono che l'ideologia veteromarxista sia ancora l'ideologia secondo cui plasmare il Paese. E da lì viene fuori l'uso dello strumento tributario per togliere a tutti coloro che appartengono alla classe che si considera nemica, l'apertura delle frontiere agli immigrati clandestini, la politica antiamericana perché giudicano l'America un Paese imperialista, l'attacco alla famiglia e alla Chiesa che non deve poter esprimere le proprie opinioni se non all'interno degli edifici di culto».
A «santa romana chiesa» il Cavaliere non risparmia però una battuta: «Non tutti in essa sono convinti della parità tra uomo e donna. Domenica scorsa è venuto a casa mia un prete a celebrare la messa, come tutte le feste. Nella predica ha ricordato che il Concilio di Trento decise con uno scarto di soli cinque voti che le donne avevano l'anima. A pranzo mamma Rosa gli ha chiesto: monsignore, lei crede che le donne abbiano un'anima? E lui, affondando la forchetta in un piatto di tagliatelle, ha borbottato: beh, una specie...».
Ma Berlusconi è tornato sull'attualità apprezzando «la concretezza di don Verzè che manca a questo governo. Entro il 20 luglio deve dare risposte sull'alta velocità ferroviaria se non vuole perdere il finanziamento europeo ottenuto dal mio governo»: appello condiviso pubblicamente da Fabrizio Palenzona, vicepresidente di Unicredit e numero uno delle autostrade italiane.
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