Vendola, sberle al Pd su Fini e primarie

RomaSterzare a sinistra per raccogliere voti anche a destra. Detta così sembra un po’ una stranezza, eppure è proprio questa la ricetta di Nichi Vendola. «Se io ho preso solo un milione di voti alle Europee, di cosa hanno paura? Facciamole le primarie, e vediamo. La cosa che non funziona è che io debba essere messo all’angolo con l’etichetta della sinistra radicale. Ma io non so più cosa significa sinistra radicale e sinistra riformista». C’è spazio per tutti, dice: «La cosa importante è definire l’idea di società che vogliamo».
Dunque il governatore della Puglia, intervistato da Lucia Annunziata nella trasmissione In mezz’ora, non smette di strattonare il Pd. Anzi, rilancia: sono io, sostiene, l’uomo giusto per vincere le elezioni, perché «prendo i voti anche a destra». E guai a ricordargli che Bari non è l’Italia. «Sinistra e libertà era un partito neonato che anche in Puglia si è fermato al dieci per cento. Ma il punto è un altro. Io le primarie pugliesi le ho vinte con il settanta per cento e soprattutto ho vinto due volte le elezioni contro il centrodestra. E prima, proprio per battere il centrodestra, ho dovuto sconfiggere il moderatismo, il politicismo, l’attitudine a essere soltanto sistema di potere e non una trazione di cambiamento». Poco importa che di fronte Vendola avesse l’outsider Poli Bortone. «Crede che il voto dei moderati sarebbe andato automaticamente dall’altra parte? C’è un’idea della geografia politica troppo astratta. Io, ripeto, prendo voti pure a destra».
Ma il Pd sembra aver scelto un’altra strada. Enrico Letta, che lo accusa di cercare solo visibilità personale, ha detto che ai Democratici serve un altro Romano Prodi, non un altro Fausto Bertinotti. Vendola risponde duro: «Certe parole sono un segno di nervosismo. Penso solo a me stesso? L’attacco ad alzo zero nei miei confronti serve solo a coprire la rivolta della base contro una linea confusa e un orizzonte poco chiaro». Il Pd vuole allearsi con Casini? «Ricordo a tutti che è stato Clemente Mastella, un centrista, a far cadere il governo Prodi».
E allora, insiste Vendola, da questa situazione se ne esce facendo le primarie. «Per Romano Prodi sono state un lievito e un fondamentale punto di contatto con il popolo e quello democratico è un unico grande popolo che ci chiede unità». Serve «un cantiere» per costruire l’alternativa, Pier Ferdinando Casini «è il benvenuto, perché si arricchisce una cultura riformatrice di cui il Paese ha bisogno». Gianfranco Fini invece meglio che giri al largo: «Come può il centrosinistra, per salvare l’Italia, dire di volersi alleare con uno che vuole rifondare il centrodestra?».
Al governatore rispondono Vannino Chiti, «sono stupito dalle sue frasi», e Marco Meloni, «da Nichi solo critiche e mai proposte».

Ma la replica più aspra è affidata al lettiano Francesco Russo: «Il re è nudo ed è crollato sotto il suo castello di carte. Sotto l’affabulazione sono emerse solo le contraddizioni che stavano per trascinare il Pd nell’abisso».

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