Roma - Il giorno atteso dai devoti di Padre Pio è arrivato, da oggi le spoglie mortali del santo più amato, rimaste sepolte nella cripta della chiesa di Santa Maria delle Grazie a San Giovanni Rotondo, saranno esposte alla venerazione dei fedeli. Molte polemiche hanno accompagnato questa decisione dei frati cappuccini. Il Giornale ne ha parlato con il cardinale José Saraiva Martins, Prefetto della Congregazione delle cause dei santi, alla vigilia della sua partenza per il Gargano: sarà lui che stamattina, alle 11, celebrerà la messa dando inizio all’esposizione del corpo del frate stimmatizzato.
Perché è importante venerare le reliquie di un santo?
«I santi sono stati uomini come noi, che hanno seguito Gesù nella via della perfezione quotidiana. Sono stati, come ognuno di noi è chiamato ad essere, templi dello Spirito santo, docili all’azione della grazia di Dio. Il cristianesimo, fondato sull’avvenimento dell’incarnazione, morte e resurrezione del Figlio di Dio su questa terra, accaduto in un preciso momento della storia dell’umanità ha sempre avuto molta attenzione e rispetto per i corpi. Anche le membra mortali dei santi sono state pervase dalla grazia. Per questo noi veneriamo le reliquie dei santi».
C’è chi giudica piuttosto macabra questa venerazione. Come risponde?
«Rispondo che nessuno è obbligato a venerare le reliquie di un santo. Ma rispondo anche che questa venerazione non è un culto spurio o il frutto di deviazioni: era ben presente fin dall’inizio nella primitiva comunità cristiana, che venerava le reliquie degli apostoli e dei martiri».
Non crede che vi sia un eccesso di attenzione mediatica sull’esposizione del corpo di Padre Pio? Non vede rischi di fanatismo?
«Siamo uomini, i rischi sono sempre presenti. Mi auguro davvero che nessuno scada nel fanatismo. È importante ricordare che Padre Pio è stato un grande santo perché ha donato la sua vita a Dio, ha saputo soffrire per Gesù, ha vissuto pregando e aiutando tantissime anime a ritrovare la fede e a sperimentare la misericordia divina. Chi lo venera, chi si metterà in fila per avvicinarsi all’urna che ne conserva le spoglie, questo lo sa bene. Ciò che conta è la fede in Dio, in suo figlio Gesù Cristo. Ciò che conta è avvicinarsi ai sacramenti, è pregare, è affidare la nostra vita al nostro Creatore. Venerare san Pio da Pietrelcina non serve se non porta a questo».
I fedeli ne sono coscienti?
«Io credo che i fedeli siano più maturi di quanto noi pensiamo, di quanto vengono dipinti certe volte. Il profumo di santità che il frate del Gargano emanava era un frutto della sua fede, non un suo potere magico: venerare i santi, conoscerli, imitarli, deve portarci a Gesù, non alla superstizione. Far vedere il loro corpo mortale, i loro resti, e venerarli, significa comprendere che Dio si serve di noi, della nostra fisicità, delle nostre debolezze per far passare l’annuncio del suo Vangelo».
Ci sono state polemiche a non finire su questa riesumazione ed esposizione. Perché è stata fatta?
«Era un’anomalia che non fosse stata ancora fatta. Prima della beatificazione di un servo di Dio si procede solitamente alla ricognizione canonica delle sue spoglie. Si prelevano le reliquie che verranno offerte al Papa. Con Padre Pio questo non è stato fatto, né per la beatificazione del 1999, né per la canonizzazione del 2002, in quanto vennero utilizzate come reliquie delle escare staccatesi dalle stimmate quando egli era ancora in vita, che i frati avevano conservato. Ora, nel quarantesimo anniversario della morte e nell’ottantesimo della manifestazione delle stimmate, è stata riesumata la salma. Possiamo dire che è stata fatta appena in tempo per conservare il corpo, che si stava deteriorando a causa dell’umidità».
Il corpo di Padre Pio rimarrà sempre visibile? Sarà trasferito nel nuovo grande santuario di San Giovanni Rotondo?
«La decisione in merito alla durata dell’esposizione spetta all’arcivescovo D’Ambrosio, il quale ha annunciato che, a causa delle innumerevoli richieste di fedeli
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