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VENNERI, UN DEEJAY DA PRIMATO

VENNERI, UN DEEJAY DA PRIMATO

E lasciamo perdere il trionfalismo retorico oppure le battutacce invidiose. Se oggi il deejay Stefano Venneri di Radio Bbsi di Alessandria riuscirà a battere il record della trasmissione più lunga del mondo (123 ore) la sua sarà senz’altro una vittoria d’entusiasmo, ma diventerà anche l’urlo solitario di una radiofonia, quella periferica, che è stata per vent’anni la spina dorsale di un sistema che ha formato i gusti (musicali ma non solo) di due generazioni di ascoltatori. Ormai schiacciate dai grandi network e trascurate dall’informazione, le radio locali sono un serbatoio inesauribile di programmi, voci, canzoni, news che spesso - come nei gravi casi di cronaca o di emergenza civile - dimostrano di avere ancora in pugno il legame con le realtà locali. D’accordo, spesso i toni sono fin troppo beceri e i palinsesti esageratamente improvvisati, però è lì, davanti a quei microfoni, che i futuri professionisti iniziano a capire se sanno captare i gusti del pubblico con quel «feedback» che è l’arma vincente di ogni grande deejay. «L’idea mi è venuta quasi per scherzo - ha detto il trentaduenne Venneri, dopo aver superato tutti gli indispensabili controlli medici - avevo voglia di fare qualcosa di diverso e di uscire dalla routine di tutti i giorni». Perciò dalle 6 di mercoledì mattina è lì, negli studi di Radio Bbsi davanti a una telecamera fissa e sotto gli occhi di due testimoni, impegnato a rispettare le regole per entrare nel Guinness dei Primati: la playlist è vincolata, gli interventi vocali rigidamente scanditi, i minuti di riposo contabilizzati come si conviene (5 per ogni ora). È una sfida che finora ha già battuto il record italiano di 85 ore, che apparteneva a un dj emiliano di Radio Rcb. E che ha catalizzato l’entusiasmo degli ascoltatori, dei giornalisti e di qualche cantante come Luca Barbarossa, Massimo Ranieri ed Amedeo Minghi, che sono intervenuti in diretta mentre Venneri, che in questi giorni ha mangiato «solo verdura e carne bianca», continua a macinare le sue ore da primatista. Insomma è stata una maratona che probabilmente oggi siglerà il record e consegnerà questo fatto di cronaca a una parentesi di storia: la trasmissione radiofonica più lunga di sempre, più lunga ancora di quella dello slovacco Marko Potrc, che si fermò a 123 ore.

Se ce la farà, rimarrà la citazione di Venneri su di un libro, quello del Guinness, che viene distribuito annualmente in sessanta Paesi del mondo. E rimarrà soprattutto la considerazione agrodolce che proprio da quest’entusiasmo, a metà tra goliardia e passione, arriva tuttora la scintilla che fa girare per l’etere la linfa della musica.

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