Ventiquattro ore dopo il voto indagato l’assessore Ponzoni

Nemmeno il tempo di gioire per il nuovo successo elettorale, che Massimo Ponzoni si ritrova a fare i conti con una grana giudiziaria che lo insegue ormai da mesi. Il nome dell’assessore all’Ambiente del Pirellone, tutt’ora in carica e fresco di una vittoria alle urne che lo conferma nella maggioranza in Regione, finisce infatti nel registro degli indagati con l’accusa di bancarotta fraudolenta. Secondo la Procura di Monza, che da tempo sta scavando negli affari immobiliari del giovane politico in quota Pdl, sarebbe uno dei responsabili del crac della società immobiliare «Il pellicano», fallita poche settimane fa sotto il peso di un buco da 600mila euro, e della quale erano soci anche Massimo Buscemi (assessore alle Reti e Servizi nell’ultima giunta Formigoni, e anche lui rieletto), e l’ex assessore ai Trasporti e Viabilità (dal 1995 al 2000) Giorgio Pozzi, uno dei 23 nuovi eletti del Popolo della libertà.
La Guardia di finanza, ieri, è andata negli uffici di Ponzoni in Regione per sequestrare carte e documenti relativi all’immobiliare sotto inchiesta, per poi passar al setaccio l’abitazione dell’assessore e lo studio del suo commercialista. Oltre a Ponzoni, nel registro degli indagati finiscono anche la moglie e il cognato. Quest’ultimo è titolare di una impresa edile (in cui lavora anche la donna) che ha avuto rapporti con la società poi fallita. Secondo la Procura, il neo-eletto avrebbe ingrassato il proprio portafoglio personale distraendo denaro dai bilanci della società, anche attraverso la vendita in nero di alcune quote degli appartamenti realizzati dall’impresa. Buscemi e Pozzi, invece, erano stati sentiti mercoledì scorso dai pm di Monza Donata Costa e Giordano Baggio, ma solo come testi. Gli inquirenti, dunque, intendono ricostruire i movimenti di denaro in uscita dal «Pellicano» - che ha sede a Desio - poco prima che questa fosse travolta dai debiti. A chiederne il fallimento era stata la stessa procura monzese, dopo una verifica amministrativa. Della società faceva parte anche Rosanna Gariboldi, moglie del parlamentare Pdl Giancarlo Abelli, e da poco uscita - con un patteggiamento a 2 anni - dall’inchiesta milanese sui fondi neri costituiti dall’imprenditore Giuseppe Grossi attraverso la bonifica dell’area di Montecity-Santa Giulia. Pozzi, Buscemi, Gariboldi e Ponzoni possedevano ciascuno il 17,5% del capitale sociale dell’immobiliare, che qualche anno fa - anche grazie a un mutuo di 7 milioni di euro concesso da Unicredit - ha costruito alcune palazzine residenziali all’interno di un complesso realizzato a Cabiate, un comune in provincia di Como. Il restante 30% del «Pellicano» era in mano a Sergio Pennati, poi diventato amministratore della srl dopo l’uscita di Ponzoni. E sulla gestione di Pennati, ora, l’assessore concentra i propri dubbi.
«Le contestazioni - spiega il legale di Ponzoni, l’avvocato Luca Ricci - riguardano fatti che risalgono al 2006. Il ruolo di Ponzoni è marginale, essendo da tempo fuori dalla società. E sono i medesimi rilievi che abbiamo mosso all’attuale amministratore».

Ad ogni modo, aggiunge l’avvocato Ricci, il politico «è immediatamente a disposizione dei pubblici ministeri per qualunque chiarimento. Abbiamo piena fiducia nella magistratura». Dopo mesi di voci, insomma, arriva l’avviso di garanzia. Proprio mentre Ponzoni festeggia le 11.069 preferenze alle Regionali. Nessuno come lui nella provincia di Monza.

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