LA VERA MANOVRA È RESTARE IN SELLA

Ormai è chiarissimo che il programma di questo governo - che è poi anche il suo maggior problema - è quello di trovare tutti i modi possibili e immaginabili di non andare a casa. Questo prevale sulle ideologie (e fin qui ci preoccuperebbe poco), ma prevale anche su tutti i problemi del Paese (e questo ci preoccupa molto).
Lo sapevamo dall’inizio e il Giornale lo ha segnalato ancor prima che il governo si formasse. Era ed è evidente che l’unico collante era la presa del potere. Ora l’unico collante è rimanere al potere. Negli ultimi giorni questo è emerso da dichiarazioni del leader che tiene in mano il governo. Si tratta di Fausto Bertinotti, presidente pro tempore della Camera dei deputati, ma capo permanente ed in servizio effettivo della sinistra estrema italiana. Quando si è discusso del governo di larghe intese ha detto chiaramente che lui, in quel caso, sarebbe andato a casa. E con lui, ovviamente, tutto il governo. Ieri ha affermato che se il governo fa la riforma delle pensioni, il medesimo governo se ne va a casa. Ora, a parte il fatto che se Pierferdinando Casini, solo per fare un esempio, avesse partecipato così direttamente alle questioni politiche di parte da presidente della Camera sarebbe scoppiato il finimondo. Con Bertinotti sembra che tutto possa avvenire. Si può permettere, praticamente, di fare ciò che vuole. Anche questo lo avevamo capito da tempo: ad esempio quando andò alla Festa della Repubblica e si tolse la bandiera italiana per sostituirla con la bandierina della pace infischiandosene del fatto che lì rappresenta tutta l’Italia e non solo la sua parte. Così sta facendo in questi giorni.
Passiamo a Vincenzo Visco, viceministro per le Finanze. Al termine di una riunione della maggioranza, ieri, nella quale Rifondazione e Verdi hanno chiesto di far salire l’aliquota massima dal 43 per cento al 45 per cento, ha affermato (rendendosi forse un po’ conto del dissenso crescente nel Paese verso la sua politica) che se fanno questa cosa non se ne vanno a casa loro ma li mandano a casa gli elettori. E se lo dice Visco, perché con le tasse ha una particolare predisposizione naturale, c’è di che ragionare.
Vedete quante volte torna in queste dichiarazioni l’espressione «andare a casa». Torna perché, come detto all’inizio, è la questione delle questioni di questo governo. Purtroppo questo non è il problema del Paese che, viceversa, avrebbe bisogno delle cose che questo governo non fa. Sulle pensioni non riescono a fare la riforma. Sul lavoro vogliono disfarsi della legge Biagi (il frutto più maturo del governo Berlusconi). Sulle tasse riescono a fare tutto ciò che è sbagliato e vanno in crisi perché non riescono a fare ancora peggio di quello che hanno fatto. La sinistra estrema vorrebbe colpire chi produce la ricchezza in un modo che ormai non è più invocato in nessun Paese europeo. Basti pensare che anche in Svezia stanno ragionando se non sia il caso di ridurre spesa pubblica e tasse. Questi non sono uomini di governo moderni, sono archeologi dell’ideologia, della divisione della società in classi in lotta le une contro le altre.
Quando un governo si riduce ad avere la sua ragion d’essere nel fare tutto e solo quello che è necessario per rimanere in vita si pone un problema per la democrazia rappresentativa.

Chi rappresenta, infatti, ormai, un governo come questo che è tenuto in scacco dai rappresentanti di un 15 per cento della popolazione italiana? Per fortuna i primi a saperlo sono gli italiani e per questo ha senso condurre una opposizione rigorosa e inflessibile perché la questione sta diventando seria per il Paese e ridicola per la scena che offre quotidianamente questo governo.

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