«Il vero erede di Bassolino? De Magistris, è lui la casta»

Roma«De Magistris rappresenta il voto di pancia e a Napoli questo richiamo è forte. Bisogna rispondere con la testa e con il cuore, ricordando che non è certo l’Italia dei Valori che può incarnare la discontinuità, visto che ha avuto responsabilità dirette nelle giunte Bassolino e Iervolino». Stefano Caldoro, eletto lo scorso anno governatore della Campania, invita i napoletani ad aprire gli occhi, a guardare la realtà dei fatti e mobilitarsi per il ballottaggio.
Presidente Caldoro, De Magistris si autodefinisce «la novità di queste elezioni».
«De Magistris è un parlamentare europeo, quindi secondo la logica della sua campagna elettorale, è un qualificato membro della Casta, al contrario di Lettieri che è un industriale e quindi è estraneo al sistema di potere politico. Inoltre l’Italia dei Valori ha avuto consiglieri e assessori nelle giunte che in questi anni hanno guidato Napoli. Ha avuto responsabilità dirette. E vederlo prendere oggi le distanze dalla stagione del bassolinismo non è giusto né serio».
Vi aspettavate l’exploit dell’ex pm?
«Sapevamo che avrebbe rappresentato una candidatura insidiosa e che avrebbe raccolto il voto di protesta cercando di incarnare il nuovo. Una identità paradossale e contraddittoria, visto che nelle municipalità ha stretto un accordo organico con il Pd attraverso un apparentamento che comunque non è riuscito a fermare il recupero del centrodestra che ha vinto in cinque municipi su dieci rispetto all’unico municipio che governava in precedenza».
È soddisfatto dei consensi raccolti da Lettieri?
«I numeri sono pietre. L’area di governo è aumentata di tre punti rispetto alle Regionali dello scorso anno e questo è avvenuto dopo un anno difficile di sacrifici e rigore. Nel 2010 a Napoli il centrodestra raggiunse il 59,9%. Togliendo il Terzo Polo, che allora era in coalizione, a me resterebbe il 41%. Alle Comunali, invece, il centrodestra ha raggiunto il 43,7%. Quasi tre punti in più».
Il centrodestra, però, sperava in una vittoria al primo turno. Ora il timore di molti è che prevalga la capacità di mobilitazione del centrosinistra al secondo turno.
«L’astensione può falsare il risultato. Per questo in questi giorni che mancano al voto bisogna tornare alle proposte concrete e motivare l’elettorato. Le differenze di programma tra i due avversari sono abissali».
Cosa pensa della proposta leghista di spostare alcuni ministeri da Roma?
«Non mi sembra uno scandalo portarne ad esempio uno a Milano e un altro a Napoli. Si può immaginare lo spostamento di alcuni ministeri senza portafoglio che non comportano particolari difficoltà organizzative e amministrative. È evidente che Roma deve mantenere tutti i dicasteri strategici e restare centrale ma non bisogna essere più rigidi del necessario. Il federalismo si nutre anche di elementi simbolici».
Presidente Caldoro, come si può risvegliare Napoli?
«Bisogna cambiare schema rispetto al passato. Il programma di De Magistris offre risposte vecchie. Le faccio un esempio: nella seconda metà del 2010 l’occupazione in Campania ha registrato un incremento del 5,8 per cento e il mercato del lavoro ha movimentato circa 700mila rapporti. Un risultato straordinario che abbiamo ottenuto attraverso risorse europee e l’applicazione della legge Biagi, non con i lavori sussidiati. E tutto questo pur trovandoci a fare i conti con i sacrifici imposti dal patto di stabilità interno».
Come pensa che voteranno gli elettori moderati dell’Udc?
«Con l’Udc abbiamo condiviso una lunga stagione di opposizione e insieme, come area moderata, abbiamo cercato di limitare i danni delle stagioni di governo di centrosinistra che si sono succedute. Inoltre con l’Udc siamo alleati in Regione, nella Provincia di Napoli, in quella di Caserta, di Salerno e di Avellino e nell’80% dei grandi Comuni.

Dividersi adesso sarebbe un errore visto che condividiamo valori e programmi comuni e idee simili per il rilancio della città. Divisi si rischia di regalare Napoli al modello fallito del centrosinistra e fare del male a questa città».

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