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Il vetero comunista Gad loda i ragazzi indignados: è un inno alla lotta sociale

Si torna a parlare di "redistribuzione del benessere". Lerner loda gli studenti che ieri hanno protestato e rispolvera vecchi slogan nostalgici

Il vetero comunista Gad 
loda i ragazzi indignados: 
è un inno alla lotta sociale

Loda la lotta dei ragazzi indignados, parla di "distribuire equamente il benessere" ma snobba i marxisti nostalgici. Da buon vetero comunista Gad Lerner verga su Repubblica una lode della nova lotta che liceali e universitari stanno portando avanti contro il governo. Ma quale differenza c'è tra gli studenti degli anni Novanta che, puntuali ogni venerdì d'autunno, scendevano in piazza memori delle lotte sessantottine vissute dai genitore da giovanotti che ieri hanno imbattato le vetrine delle banche, ha sfilato nei cortei delle principali città italiane e hanno chiesto a gran voce le dimissioni del governo? Nessuna. Eppure per il conduttore dell'Infedele è andata in scena "un'inedita contestazione eretica dei vincoli dell'economia di mercato".

Toni da rivoluzione bolscevica, schemi da rivoluzionari sessantottini, slogan da partito comunista. Il commento di Lerner sul quotidiano diretto da Ezio Mauro è un vero elogio alla lotta antigovernativa che fa della ribellione al sistema il caposaldo. Un amarcord del comunismo che fu: nulla a che vedere con quel centrosinistra che non rappresenta questo movimento di protesta considerandolo troppo naif. "Mai la contestazione aveva insidiato prima d'ora i forzieri del capitale, là dove buona parte della ricchezza planetaria viene convogliata e ripartita secondo criteri incomprensibili a noi comuni mortali - scrive Lerner - fino a erigere la piramide assurda dell'ingiustizia sociale che neppure i suoi beneficiari osano più giustificare". Si torna alla sinistra di lotta, dunque, a quella sinistra "indignata" e, quindi, disposta a tutto. La piazza, d'altra parte, forma il branco e scatena la battaglia. Ma per Lerner questi ragazzi sono tutti eroi: i nuovi eroi che combattono contro "l'economia di mercato".

"E' apparso evidente come all'arricchimento smisurato di pochi corrispondesse l'impoverimento di nazioni intere". E, secondo i parametri di Lerner, lavoro, ricchezza e carriera sono il dio incontrastato: abbatutte le barriere della persona, i desideri vengono massificati nel credo ideologico. Da qui la condanna dei tecnocrati, dell'economia e della politica tout court. "Alla politica gli indignados chiedono di esercitare un contropotere rispetto alla superpotenza finanziaria globale, perfino rivendicando il 'diritto alla insolvenza'", continua Lernerlodando le "forme più articolate" presentate dai contestatori, "come l'ipotesi di un 'default concordato e selettivo' a protezione dei ceti deboli". Quello che piace a Lerner è soprattutto l'identificazione da parte degli indignados di un "nemico comune", che non sono solo le banche, ma è il sistema in generale che si declina in politica, sapere universitario, ordine costituito, e così via.

E' quel taglio netto alle radici di un Paese fortemente voluto durante gli anni di piombo.

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