MilanoFanno il bene, ma non sempre fanno bene. Bussano alle nostre tasche, proponendo mille cause nobili: la lotta senza quartiere ad una malattia inguaribile, laiuto ai bambini malati, una crociata contro le infinite piaghe della nostra società. Non sempre, però, i soldi che finiscono nelle mani di enti e organizzazioni vengono spesi con i migliori criteri. Sprechi, inefficenze, il peso soffocante della burocrazia che uccide anche i migliori sentimenti, quando non ammanchi, ruberie, truffe delle più odiose. Il mondo della carità, o della solidarietà, è una foresta dove si trova di tutto. Straordinari esempi di altruismo e storie di furbizia e di cinismo che fanno a pugni con la nostra coscienza.
Per questo, il Giornale è entrato in questo mondo e lha esplorato, isolando alcune storie esemplari che vi racconteremo nei prossimi giorni. Abbiamo analizzato e smontato le più grandi macchine raccogli soldi dellItalia col cuore in mano e abbiamo posto domande scomode a trecentosessanta gradi. Non certo per scandalizzare, ma per capire se i nostri soldi sono in buone mani. Abbiamo cercato di verificare le destinazione finale ed effettiva di quel che quotidianamente diamo per le cause più disparate. Vogliamo sapere come vengono spese le nostre offerte, fino alla virgola e fino al centesimo. Attenzione: non si tratta di spiccioli, ma di una montagna di denari. Solo il 5 per mille, scelto nel 2007 dal 61 per cento degli italiani, vale quasi trecento milioni di euro; e solo le grandi campagne di solidarietà, che spesso passano con messaggi martellanti attraverso la televisione, raccolgono 100-150 milioni di euro lanno. Ma quei 400-450 milioni di euro sono solo una parte di una torta molto più grande. I soldi che circolano sono molti, molti di più. E non sempre la carità è trasparente.
Il Giornale ha messo il naso in questo mondo. Abbiamo fatto le pulci allAirc, la benemerita e blasonata Associazione italiana per la ricerca sul cancro. Abbiamo letto e controllato i bilanci e siamo andati a vedere quanti soldi finiscono effettivamente nella ricerca e quanti si fermano prima: per pagare stipendi, computer, telefoni, bollettini postali, comitati regionali. Le sorprese non mancheranno.
Il Giornale ha verificato anche i conti dellAnlaids, lassociazione nazionale per la lotta allAids. Nel week end di Pasqua le piazze dItalia sono un tripudio di alberelli nani, ornati col fiocchetto rosso. In cambio, gli acquirenti lasciano unofferta. Dove va in concreto questa offerta?
È la domanda chiave di questa inchiesta. Va bene dare, ma anche la generosità ha i suoi parametri, i suoi standard ottimali, le sue regole virtuose. Il Giornale ha interpellato il professor Stefano Zamagni, presidente dellAgenzia per le onlus (Organizzazioni non lucrative di utilità sociale), il cuore del non profit italiano. E Zamagni ha spiegato limiti e prospettive di questo mondo. Nelle prossime settimane, finalmente, lAgenzia pubblicherà le linee guida. Sarà una piccola, importante rivoluzione che costringerà il mondo del volontariato a un passo più spedito: «Almeno il 70 per cento dei soldi raccolti - ha spiegato Zamagni al Giornale - dovrà andare al beneficiario. Alle onlus è concesso il 30 per cento, che è già molto».
Insomma, avremo finalmente un punto di riferimento preciso per valutare la serietà e lefficienza del progetto di solidarietà che ci viene proposto e in base a quello potremo orientare le nostre donazioni.
E presto sarà finalmente pronto il decreto della presidenza del Consiglio che darà finalmente allAgenzia i mezzi e i poteri per controllare le onlus. Pare incredibile, ma il regolamento finora non è arrivato. E senza uno straccio di decalogo, si accalora Zamagni, lAgenzia può fare poco. Molto poco. «È come se la Finanza fosse mandata a scovare gli evasori senza dirle se può ammanettarli o no». In ogni caso, pur con mezzi limitati, lAgenzia ha controllato centinaia di sigle e ha inviato altrettanti pareri allAgenzia delle entrate: il più delle volte positivi, ma in qualche caso di bocciatura senza appello.
Nel cestone del volontariato abbiamo trovato di tutto. E di tutto daremo conto, privilegiando sprechi e ruberie.
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