Andrea Nativi
Armi chimiche a Falluja e in Irak sganciate dagli americani? Non scherziamo. Il documentario trasmesso da RaiNews24 non dimostra assolutamente nulla, anzi. Il video comincia con immagini di repertorio sul Vietnam, dove in effetti furono largamente utilizzati sia il napalm sia agenti defolianti. Ma il napalm nellultima guerra in Irak non è mai stato impiegato.
Il napalm è uscito dagli arsenali statunitensi nel 2001. In ogni caso non si trattava certo di armi chimiche. È stato invece impiegato il «parente» moderno del napalm, la bomba incendiaria Mk 77 Mod.5 da 340 kg, sganciata dai piloti degli Harrier dei Marines contro le truppe irachene nel corso dei combattimenti nel marzo del 2003. Sono armi che svolgono la stessa funzione, ma non sono la stessa cosa, la composizione è diversa. Si tratta di bombe studiate per attaccare obiettivi areali, estesi, il cui uso in combattimento non è proibito da nessuna convenzione internazionale. La Cwc, Convenzione per la messa al bando di alcune armi convenzionali, del 1980, si limita, al Protocollo III, a bandire l'uso di armi incendiarie contro i civili non contro obiettivi militari. Peraltro questo Protocollo non è stato ratificato dagli Usa. Si parla in ogni caso di armi incendiarie, non di armi chimiche, perché altrimenti anche una bottiglia molotov diventerebbe un'arma chimica e chi la lancia un criminale di guerra.
Il filmato poi si occupa del Wp, il famigerato fosforo bianco. Cominciamo col dire che la «pistola fumante», la sequenza incriminata in cui un velivolo lancerebbe armi misteriose non dimostra alcunché. Basta guardare le immagini (la sequenza di foto in alto) riferite allesplosione di munizioni convenzionali o fumogene o esplosive/incendiarie per convincersene. Né dimostrano qualcosa le crude immagini dei corpi carbonizzati, con parte dei propri abiti indosso e senza apparenti ferite di armi da fuoco: non cè alcun referto medico e nessun cadavere è stato sottoposto a un esame patologico. Inoltre chi ci assicura che quei corpi si trovassero a Falluja?
L'impiego del munizionamento al fosforo come arma incendiaria era un tempo molto comune: durante la Seconda guerra mondiale intere città giapponesi furono trasformate in roghi da spezzoni e bombe incendiarie, così come accadde a diverse città della Germania. Bombe del genere furono anche lanciate contro l'Italia. E nessuno ha mai lontanamente sostenuto che si trattasse di armi chimiche.
Oggi invece il fosforo bianco, così come il fosforo rosso, è utilizzato come munizionamento fumogeno, illuminante o per «marcare» un bersaglio, nel munizionamento tracciante. Ed è anche usato in agricoltura, nei fertilizzanti e nei normali fuochi d'artificio. L'effetto incendiario esiste, ma è secondario. Tanto è vero che il munizionamento in questione non è proibito dalla Convenzione Onu ed è utilizzato praticamente da tutti gli eserciti di questo mondo.
A Falluja i marines ne hanno fatto uso in misura limitata, certamente con l'artiglieria a terra, forse anche da bordo di velivoli che sostenevano l'azione dei commilitoni sul terreno. In qualche caso, sporadico, il Wp, Willy pete, è stato utilizzato per ottenere un effetto psicologico: doveva spaventare gruppi di guerriglieri trincerati e forzarli ad abbandonare i rifugi, in modo di poterli attaccare con proiettili ad alto esplosivo.
Comunque, impiegare il munizionamento al fosforo come arma diretta per sfruttare l'effetto secondario incendiario sarebbe del tutto improprio e inefficace: visto che la munizione ha uno scopo diverso e non è così letale. Soprattutto, negli arsenali esistono munizioni specifiche per attaccare bunker o trincee o bersagli estesi molto più micidiali: testate a dispersione di vario tipo, testate termobariche, Fae (Fuel air explosive).
Per non parlare del fatto che l'impiego di munizionamento al fosforo va limitato a causa della tossicità. I comandanti americani non volevano correre rischi inutili, perché a Falluja c'erano e ci sono restati a lungo, migliaia di soldati americani e iracheni, mentre dopo la fine delle ostilità sono tornati ad abitarvi centinaia di migliaia di civili.
Per gli stessi motivi l'impiego di qualunque altra arma chimica con un minimo di persistenza non può che essere escluso a priori. Nessuno al Pentagono vuole una nuova «sindrome del Golfo». Quindi niente armi chimiche americane in Irak.
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