«Vidi a Londra l’ex spia anti Putin per dirgli che eravamo minacciati»

Caso Litvinenko: le rivelazioni dell’ex consulente della Mitrokhin

Fabrizio de Feo

da Roma

Il giallo di Alexander Litvinenko, l’ex agente del Kgb probabilmente avvelenato con una dose di tallio sciolto in una bevanda e ora ricoverato in gravi condizioni a Londra, approda al Parlamento italiano.
È Paolo Guzzanti, nella sua qualità di ex presidente della commissione Mitrokhin, ovvero dell’organo di cui Litvinenko è stato informatore, a squarciare il velo di ambiguità con cui la controversa vicenda - con ogni probabilità legata alle indagini svolte dalla ex spia sull’assassinio di Anna Politkovskaya - è stata trattata finora da alcuni organi di stampa e rivelare nuovi dettagli. Nel mirino del senatore di Forza Italia ci sono soprattutto quegli articoli che hanno voluto adombrare un ruolo ambiguo giocato in questa vicenda da un ex consulente della Mitrokhin, Mario Scaramella. Il tutto alla luce di un incontro avuto da quest’ultimo con l’ex colonnello del Fsb (erede del Kgb sovietico) considerato da molti inviso al governo di Mosca, in un bar londinese, poco prima che il veleno iniziasse a produrre il suo effetto.
Qualcuno arriva addirittura a scrivere che Scaramella sarebbe «scomparso» dalla circolazione. E così Paolo Guzzanti convoca la stampa a Palazzo Madama e, in una conferenza che si svolge in inglese vista la strabordante presenza di colleghi stranieri, fa parlare direttamente Scaramella, riemerso dal suo inesistente «esilio». L’esperto di sicurezza racconta del suo appuntamento - durato circa 45 minuti - con Litvinenko. «Un incontro come tanti altri» per Scaramella che rigetta ogni accusa di un suo presunto coinvolgimento nell’avvelenamento. «Confermo di aver incontrato Litvinenko il primo novembre. L’incontro era stato da me richiesto con una mail inviata il 25 ottobre. Ci siamo incontrati, come altre volte, a Piccadilly Circus. Era pomeriggio». Scaramella spiega che fu l’ex spia russa a volersi recare in un sushi bar per mangiare qualcosa. «Fu lui stesso a prendere una porzione di sushi dal frigo mentre il cameriere gli servì della zuppa. Mi è sembrato che fossimo da soli nel locale, a parte le cameriere».
L’ex consulente della commissione Mitrokhin rivela di aver voluto incontrare Litvinenko per parlargli di un documento «che mi era giunto da un signore russo e che lanciava un allarme per la sicurezza». «Gli ho chiesto di questa persona - spiega Scaramella - perché era stato lui a presentarmela e perché quel documento conteneva notizie incredibili». Quali? «C’era una lista di possibili obiettivi di complotti, personaggi residenti sia in Italia che in Gran Bretagna. E sulla lista dei possibili bersagli c’era il suo nome, il mio e il nome di Paolo Guzzanti». «Lui mi tranquillizzò immediatamente e si impegnò a verificare direttamente con la fonte». Scaramella rivela che avrebbe dovuto risentire Litvinenko la sera o al più tardi il giorno seguente. «Quando lo chiamai la mattina dopo - aggiunge - non parlai con lui ma con la moglie. Mi disse che stava molto male e che pensavano a una brutta influenza». Scopriranno soltanto più tardi dell’avvelenamento con il tallio (anche se il medico dell’ex spia russa non conferma, ritenendo pressoché impossibile identificare la sostanza usata ai suoi danni). Guzzanti ascolta e si limita a confermare l’attendibilità di Litvinenko.

Ricorda la barbara uccisione di Anatoly Trofimov, ex collega e sponsor dell’agente ora ricoverato a Londra. E sorride caustico di fronte all’allarme per un possibile attentato ai suoi danni. «Ci sono abituato. Il mio livello di protezione da tre anni è pari quello dell’ambasciatore di Israele».

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