Cronaca locale

Vietato ammalarsi, due giorni senza medici

Camici bianchi e pediatri sciopereranno da domani per protestare contro la politica sanitaria della Regione Nel mirino la sospensione dell’accordo sulle «prestazioni aggiuntive». Ambulatori chiusi anche nell’hinterland

Se oggi avvertite un doloretto o qualche malessere non vi conviene perdere tempo. Fatevi visitare dal medico di base perché potreste poi non farlo per ben due giorni. Domani e mercoledì rischiate di trovare infatti l’ambulatorio chiuso. Lo stesso inconveniente potrà capitare con i pediatri di base. Entrambe le categorie di camici bianchi aderiscono a uno sciopero per protestare contro la sospensione da parte del Pirellone dell’accordo aziendale già firmato con l’Asl sulla convenzione per quelle che vengono definite «le prestazioni aggiuntive».
Si tratta di alcuni servizi in più che non rientrano nella convenzione generale, come la gestione della terapia anticoagulante orale, la consulenza dei pazienti diabetici, lo screening cardiovascolare, l’apertura dell’ambulatorio il sabato e la disponibilità telefonica.
Ad appendere il camice per due giorni consecutivi dovrebbero essere davvero in tanti dei 1200 medici di fiducia e dei 150 pediatri di libera scelta di Milano, se si pensa che è la prima volta in dieci anni che aderiscono allo sciopero tutte le associazioni di categoria. E che aderiranno allo sciopero anche i loro colleghi di Bresso, Cormano, Cusano Milanino, Sesto San Giovanni, Cinisello Balsamo e Cologno Monzese.
Tra le associazioni anche la Fimp (la Federazione italiana medici pediatri) il cui referente per Milano, Alberto Pedone, dichiara: «Scioperiamo nell’interesse delle mamme. Vogliamo poter dare ai nostri assistiti un servizio di qualità che vada incontro ai loro bisogni. I nostri studi resteranno chiusi per protesta contro l’inspiegabile scelta della Regione Lombardia, che ha di fatto bloccato un accordo da noi già firmato con la Asl che dava vita a una serie di servizi aggiuntivi al nostro lavoro quotidiano come l’ambulatorio pediatrico del sabato e la possibilità di vaccinare contro l’influenza nei nostri studi i pazienti a rischio».
Ed i pediatri sono determinati più che mai nel condurre la loro protesta, al punto che non è servita a bloccare lo sciopero la pre-intesa di venerdì con l’assessorato regionale alla Sanità per potenziare la pediatria di famiglia. L’accordo prevede l’aumento del numero di bambini e di adolescenti che potranno avvalersi dell’assistenza del proprio pediatra di famiglia che lavori in associazione con altri colleghi, la proroga del progetto «Copertura assistenziale in età di esclusiva» e l’incremento dell’offerta, gratuita per l’assistito, di quello che viene definito self help diagnostico ovvero tutti quegli esami di laboratorio di rapida esecuzione che possono essere effettuati contestualmente alla visita negli studi pediatrici.
Una pre-intesa che ha soddisfatto la Federazione italiana medici pediatri come dichiara il presidente della sezione Lombardia Rinaldo Missaglia. «Siamo consapevoli del difficile momento congiunturale - dichiara - che il Paese sta vivendo, ed è per questo che riteniamo soddisfacente l’impegno, non solo finanziario, che i rappresentanti dell’assessorato hanno mostrato nel condividere le nostre proposte di potenziamento della pediatria territoriale. Consideriamo questo accordo un primo passo verso la completa messa a regime del sistema delle cure primarie in pediatria».
Ma non un passo abbastanza lungo per annullare le due giornate di sciopero. Uno sciopero che potrebbe però non smuovere la Regione dalle sue posizioni. Dall’assessorato ribadiscono che non intendono sbloccare il progetto che era stato sancito tra le associazioni mediche e l’Asl perché «è costato 4 milioni di euro ed ha intercettato solo il 3% dei 360mila pazienti che si rivolgono ai pronti soccorso per prestazioni non urgenti».

Del resto il Pirellone ha già un piano alternativo: una corsia preferenziale per i codici bianchi (quelli che non necessiterebbero di prestazioni ospedaliere) alle cliniche Santa Rita e De Marchi, nonché agli ospedali San Giuseppe, San Carlo, San Raffaele, Fatebenefratelli, Niguarda, Buzzi, Sacco e San Paolo.

Commenti