Le vignette e i calcoli di Botteghino

È ben singolare che la sinistra abbia definito razzista il gesto di Roberto Calderoli di fare pubblicità sul suo corpo alle vignette anti-islamiche. In realtà quelle vignette sono il più bell'esempio della cultura illuminista e laicista che domina in Europa e sulla base della quale è stata definita la sua Costituzione. Per questa cultura, il diritto di opinione, e soprattutto quello di critica della religione, rappresenta quello che la dimensione religiosa o sacrale esprime nelle culture tradizionali. Quando Theo Van Gogh realizzò il suo film Submission, pensava di esercitare il diritto fondamentale del laicismo europeo: quello di criticare, in nome della libertà di opinione, tutte le religioni. Quello che egli voleva e per cui perse la vita, è lo stesso principio che ispirò i vignettisti danesi a produrre le vignette incriminate. Era la difesa della cultura illuminista e laicista, quella che oggi domina l'Occidente e che si è esercitata nella critica del Cristianesimo sino alla sua marginalizzazione nella sfera pubblica e nella dimensione colta dell'Occidente. Tutto può dirsi delle vignette e della loro pubblicità salvo che siano rozze e barbariche. Sono anzi un estremo tentativo di difendere il principio illuministico della critica della religione come forma di una civiltà razionale.
Era inevitabile che l'islamismo politico, oggi prevalente nel mondo islamico, avvertisse la radicalità della sfida: e comprendesse che essa era una formidabile occasione per imporre agli Stati europei una certa osservanza della sharia: in questo caso, dell'interdizione di pubblicare immagini di Maometto, tanto più se critiche o irrisorie.
Ciò che ne è nato è un fatto interamente nuovo certamente promosso e organizzato e che è riuscito, e continua a riuscire, a far correre nel mondo le immagini di una comunità islamica unita contro l'Occidente in nome della religione. Lo scopo che si era proposto Al Qaida fin dalle origini era appunto quello: dar vita mediante l'immagine a una comunità mondiale. Al Qaida aveva compreso finalmente le regole della civiltà della comunicazione. Come sempre nella sua storia, il mondo islamico non crea ma sa perfettamente usare gli strumenti culturali che altre culture creano. L'evento vero dell'11 Settembre non sta nella drammatica tragedia che ha provocato a New York, ma nell'immagine diffusa delle Due Torri che cadevano per il sacrificio volontario di islamici, per di più europei, armati di un solo coltellino. Era la sfida dello spirito islamico contro la tecnica occidentale usando la comunicazione di immagini, un prodotto tipico della cultura occidentale. Con quelle immagini si voleva mostrare la potenza dell'Islam vissuto nella sua purezza, senza le contaminazioni politiche costituite dagli Stati dei Paesi musulmani.
Oggi le immagini delle proteste islamiche contro le vignette corrono per il mondo e danno l'impressione che questa unità che trascende gli Stati e si impone agli Stati è una forza a cui gli Stati nei Paesi musulmani e gli stessi Stati nei Paesi occidentali devono piegarsi. Se si pensa che questo fenomeno, precostituito ed organizzato, è contestuale alla vittoria di Hamas in Palestina e alla posizione politica sull'energia nucleare e su Israele del governo iraniano, si comprende che siamo entrati in una nuova fase politica e che l'islamismo politico è divenuto la principale sfida dell'Occidente.
La sinistra italiana rivela la sua irrealtà quando pensa che questo grande fatto sia una conseguenza della maglietta del ministro Calderoli e gioca per motivi di politica interna i fatti drammatici che stanno innanzi a noi.

Altro che posizione seria, si tratta della totale mancanza di senso della drammaticità e di mediocre calcolo di bottega sulla principale sfida che oggi tutti i Paesi europei, compreso il nostro, attraversano e che obbligheranno a chiudere le vertenze euroamericane sulla questione irakena e a ridefinire un consenso internazionale sui problemi palestinese ed iraniano.
Gianni Baget Bozzo
bagetbozzo@ragionpolitica.it

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