da Milano
Per un mercato a corto di cash, ci voleva la carta di credito. È arrivata. E ha fatto il botto. Allesordio alla Borsa di New York, Visa è salita ieri del 30%. Un esordio in grande stile, che ha fatto piazza pulita delle preoccupazioni sul timing scelto per loperazione e stimolato lofferta verso lintero comparto finanziario, ma che non ha impedito a Wall Street di chiudere in rosso (meno 2,3% il Dow Jones, meno 2,4% il Nasdaq).
Il rally di martedì scorso prodotto dal taglio dello 0,75% dei tassi da parte della Federal Reserve sembra insomma già svanito. Cè chi dice a causa del forte calo subìto ieri dalle quotazioni delloro (61 dollari in meno rispetto allaltroieri, a quota 942,60 dollari loncia) e del petrolio (a 104,48 dollari il barile), in seguito alla discesa delle scorte di greggio Usa provocata da una contrazione della domanda. Ma a Wall Street non sembra essere piaciuto nemmeno il ricorso da parte di Lehman Brothers allo sportello della Federal Reserve per ottenere prestiti, anche se alcuni analisti attribuiscono le flessioni a semplici realizzi. Un discorso valido forse anche per le Borse europee, tutte in calo, con Milano a indossare la maglia nera (meno 1,79%).
La giornata di ieri ha comunque offerto spunti positivi. A cominciare, appunto, da Visa. La regina delle carte di credito ha raccolto oltre 17 miliardi di dollari, surclassando i 10,6 miliardi incassati da At&t nel 2000. Sul mercato le azioni sono state proposte a un prezzo iniziale di 44 dollari, superiore perfino alla parte alta della forchetta prevista di 38-42 dollari. A fine giornata, ogni titolo valeva oltre 57 dollari: lassenza di rischi sul fronte credito è stata premiata dagli investitori.
Laltra buona notizia della giornata è arrivata dallallentamento, deciso dalle autorità statunitensi, dei vincoli patrimoniali di Fannie Mae e Freddie Mac, le due agenzie semi-governative che operano nel settore dei prestiti-casa. Il requisito di capitale in eccesso chiesto ai due colossi per la loro operatività è stato fatto scendere dal 30% al 20%. Vengono così a liberarsi 200 miliardi di dollari di liquidità nel settore dei mutui.
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